Simone Perotti trae spunto dall’editoriale del direttore de il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, dal titolo “Vabbè, sarà un caso”, pubblicato il 16 ottobre 2021 (ndr).

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Non è un caso, Marco.

Non lo è perché la metà delle cose che racconti, vere, sono la norma in Italia da molto tempo: presidenti del Consiglio mai eletti, neppure in Parlamento, uso dei decreti per manovre d’emergenza, gruppi di fedelissimi al timone, governi di tecnici che poi prendono gusto alla politica. Alcune sono malcostume, altre sono prassi, ma è tutto previsto dalla nostra Costituzione, bello o meno che sia. Bisognerebbe mettersi d’accordo una volta per tutte: la Costituzione va invocata sempre, o solo quando ci garba?

E poi non è un caso perché l’altra metà del tuo elenco è la conseguenza di decenni di incuria e tagli alla scuola; di “semina” capitalistica della filosofia del consumo; di “formazione coatta” da parte della pubblicità televisiva. Ignoranza e adeguata formazione hanno modificato talmente i valori e gli usi della nostra società, che mentre il Terzo Mondo dimenticato non ha i soldi per i vaccini (senza che l’Onu e l’Oms facciano pressione su Stati e aziende per liberare i brevetti e produrre gratis per tutti), noi discutiamo se siano buoni o no (e non più ex ante, ma anche ora che la statistica dimostra tutto il necessario).

E non è un caso, ma una conseguenza, anche delle pericolose piazze del Vaffa, quelle a cui, da Tangentopoli in poi, è parso giusto mandare a quel paese la politica corrotta senza però ripensare a quella volta in cui loro, cioè noi tutti, per non far fare il militare al figlio…, per quel posto in banca…, per quel concorso… per pagare meno senza fattura… abbiamo votato, ogni giorno, nei comportamenti, consentendo e sostenendo quella politica. Piazze nate e cresciute sulla correità, che oggi si sono sciolte al sole dell’ipocrisia.

Eppure ricorderai sociologi, analisti e anche intellettuali, oltre che giornalisti, facevano ventre molle, rinunciavano a sferzare l’impostura di chi s’incazza col politico ma si assolve sempre per averlo corrotto o blandito. Quel politico l’aveva eletto lui, sia quando era organico ai vecchi poteri, sia quando pareva il nuovo Masaniello, e per decenni lo aveva tollerato, sostenuto, applaudito.

Cosa che stiamo rifacendo adesso. La fanno esimi intellettuali e nuovi ipocriti politici, quando cercano di giustificare “quegli italiani” che fino a ieri hanno piegato la testa ai minori salari tra le grandi nazioni Ue, al clientelismo della II Repubblica, all’evasione fiscale, alla mafia, alla disoccupazione, all’arretratezza tecnologica del Paese, alla fuga dei cervelli, all’indebolimento della sanità e della scuola pubblica… e oggi insorgono al grido di “Libertà” per un green pass. A queste piazze, minoritarie ma rumorose, oggi bisogna chiedere dov’erano quando c’era da rifiutare simboli, consumismo, inquinamento, corruzione e follia di una società di automi-schiavi. Come mai per decenni quel grido “Libertà” non gli è venuto in gola? E gridare questa parola, oggi, vuol dire voler tornare a gennaio 2020? Quella era la libertà che oggi è a rischio? A me pareva la più sinistra e velata, ma anche la più dura e coercitiva delle schiavitù.

Il tiranno è in azione da decenni, Marco. La sua protervia non si misura con presidenti non eletti o decreti urgenti; non usa idranti, manganelli e lacrimogeni… Sai che è vivo e al potere quando (senza ricorrere alla forza) costringe milioni di persone a intasare le vie per raggiungere lavori assurdi, dannosi, sottopagati, inutili; lo riconosci nello sguardo afflitto dei pendolari; lo vedi agire nelle mafie che pescano tra i giovani. È quello che ride a crepapelle mentre la gente muore sul lavoro, le donne vengono massacrate, cittadini del Mediterraneo muoiono a migliaia in mare senza che nessuno inorridisca, senza che nessuno giù al porto incroci le braccia.

Il suo più grave e potente risultato è proprio questo: che nel 2021 siamo diventati così, duri e puri di fronte ai celerini per un green pass, ma ignobili e menefreghisti dove servirebbe il nostro cuore, il nostro vero coraggio, la nostra vera umanità.

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