Il giorno dopo il via libera del cdm a un rifinanziamento da 1 miliardo per il reddito di cittadinanza, il fondatore del Movimento 5 stelle Beppe Grillo, sul suo blog, ricorda l’utilità della misura anti povertà partendo dai dati Inps. “Per chi avesse ancora voglia di svilire una delle idee più rivoluzionarie di questo paese, ricordo che ogni critica al reddito di cittadinanza non è un attacco al M5S, ma un’offesa a 3,7 milioni di persone che fino a ieri non riuscivano a mettere insieme il pranzo con la cena, e che finalmente non si sentono più invisibili“, è l’attacco del post. “Insieme al reddito di emergenza sono state raggiunte quasi 5 milioni di poveri, quanti ne certificava l’Istat, più o meno, in povertà assoluta“.

Oltre a ricordare i numeri su importo medio, tipologia di nuclei coinvolti e distribuzione per aree geografiche – “592mila beneficiari al Nord e 427mila al Centro, mentre nell’area Sud e Isole supera i 2 milioni di percettori” – Grillo ricorda che “il reddito di cittadinanza serve anche ad integrare il reddito da lavoro, per molti, i cosiddetti working poor, part time, mamme sole con bambini, che non raggiungono una certa soglia. Il 20% circa dei beneficiari di reddito di cittadinanza riceve una integrazione di reddito”. Anche la Caritas “ha riconosciuto più volte il grande ruolo svolto dal RdC di contrasto alla povertà. Per molti il RdC è l’unica forma di reddito. Una liberazione anche dallo sfruttamento, dal soggiogo, dal lavoro nero e dai salari da fame. Un “salario di riserva” come dicono gli economisti, che in assenza di un salario minimo legale, offre un cuscinetto al di sotto del quale non si sprofonda in povertà assoluta, e si è liberi di decidere se accettare un lavoro da fame o continuare a cercare senza morire di fame”.

In ogni caso “la maggior parte di queste persone, oltre i 2/3, non sono occupabili, ma sono minori, disabili, anziani“. Quanto ai controlli – aggiunge Grillo – “sono sia ex ante che ex post. Ex ante l’Inps ha rifiutato 1 milione di domande. Quindi circa il 40% grazie a controlli incrociati su reddito e patrimonio. Inoltre, l’INPS ha revocato 130mila domande di RdC circa, per motivi vari tra cui: false dichiarazioni di reddito, di patrimonio, di residenza, di nucleo, oppure omissione di dichiarazione di condannati per specifici reati, all’interno del nucleo. Ex post, la Guardia di Finanza insieme ad INPS e le altre forze dell’ordine, hanno contestato a percettori irregolari circa 217 milioni di euro, di cui 127 milioni già recuperati. Si tratta di circa l’1% di prestazione RdC irregolarmente spesa ad oggi. Questa quindi è una delle misure più controllate. Purtroppo le truffe esistono su tante prestazioni: false invalidità, percettori di naspi con lavoro nero, cassa integrazione ad aziende che non ne hanno bisogno o che fanno lavorare i beneficiari anche in cassa integrazione, ecc, e spesso per un valore superiore all’1%. Ma questi dati non fanno notizia”.

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