I giornalisti Maria Ressa e Dmitry Muratov sono i vincitori del Nobel per la Pace 2021. L’annuncio è stato dato in diretta presso l’Istituto Nobel norvegese a Oslo. Il Comitato norvegese per il Nobel ha deciso di assegnare il riconoscimento ai due professionisti dell’informazione “per i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è precondizione per la democrazia e per una pace duratura”.

Ricevono il premio per la Pace, si legge nel comunicato che accompagna l’annuncio, “per la loro coraggiosa lotta” per garantire la libertà di espressione rispettivamente “nelle Filippine e in Russia” e allo stesso tempo, scrive il comitato norvegese, “sono rappresentanti di tutti i giornalisti che difendono questo ideale in un mondo in cui la democrazia e la libertà di stampa affrontano situazioni sempre più avverse”. Ressa è infatti co-fondatrice di Rappler e da anni si occupa di denunciare il crescente autoritarismo nelle Filippine, mentre Muratov è stato per 24 anni direttore della Novaja Gazeta, il giornale russo nel quale lavorava anche Anna Politkovskaja, cronista uccisa 15 anni fa a Mosca.

Il giornalismo libero e basato sui fatti, si legge ancora nelle motivazioni, “serve a proteggere dall’abuso di potere dalle bugie e dalla propaganda di guerra” e il Comitato, “è convinto che la libertà di espressione e la libertà di informazione aiutino a garantire un pubblico informato”. Diritti che, puntualizzano da Oslo, sono “prerequisiti cruciali per la democrazia e la protezione dai conflitti”. “Senza la libertà di espressione e la libertà di stampa, sarà difficile promuovere con successo la fraternità tra le nazioni, il disarmo e un ordine mondiale migliore per avere successo nel nostro tempo”, rimarcano i membri del Comitato, sottolineando come il premio sia quindi “saldamente ancorato al testamento di Alfred Nobel”.

Chi sono i vincitori – Co-fondatrice e tuttora a capo di Rappler, una società di media digitali che si occupano di giornalismo investigativo, Maria Ressa, scrivono ancora tra le motivazioni “usa la libertà di espressione per denunciare abusi di potere, uso della violenza e crescente autoritarismo nel suo paese natale”, le Filippine appunto. In particolare Rappler si è occupato della controversa campagna antidroga del regime di Rodrigo Duterte. Una campagna che, sottolineano da Oslo, ha portato a “un numero di morti così alto” da “assomigliare a una guerra contro la stessa popolazione”. La giornalista ha anche documentato come i social media “vengano utilizzati per diffondere fake-news” e per “manipolare l’opinione pubblica”. “Persona dell’anno 2018” per il Time, insieme ad altri giornalisti che combattono fake-news, nel 2019 è stata arrestata per diffamazione online per delle informazioni pubblicate da Rappler riguardanti l’uomo d’affari Wilfredo Keng. Nel 2020, il tribunale di Manila l’ha dichiarata colpevole e molti, vista la sua aperta contrapposizione al governo Duterte, hanno considerato l’atto come politicamente motivato dal governo filippino. Nel 2020 ha ricevuto il premio Journalist of the Year, il John Aubuchon Press Freedom Award, il Most Resilient Journalist Award, il Tucholsky Prize, il Truth to Power Award e il Four Freedoms Award

Dmitry Andreyevich Muratov ha difeso per decenni la libertà di parola in Russia in condizioni sempre più difficili”, scrivono invece motivando l’assegnazione del premio al giornalista russo. Fondatore del giornale Novaja Gazeta nel 1993, è anche uno storico direttore della testata, la stessa in cui scriveva Anna Politkovskaja, autrice di inchieste sulla guerra in Cecenia e assassinata il 7 ottobre 2006 a Mosca in circostanze non ancora chiarite. Oggi, scrivono da Oslo, “è il giornale più indipendente in Russia, con un atteggiamento fondamentalmente critico nei confronti del potere” e il suo giornalismo “basato sui fatti” e l'”integrità professionale” della testata, lo hanno reso “un’importante fonte di informazioni su aspetti censurabili della società russa raramente menzionati da altri media”. La testata ha pubblicato fin dall’inizio “articoli critici su argomenti che vanno dalla corruzione, alla violenza della polizia, agli arresti illegali, alle frodi elettorali, all’uso delle forze militari russe sia all’interno che all’esterno della Russia”. Articoli ai quali, sottolinea il comitato che assegna il premio, “gli oppositori hanno risposto con vessazioni, minacce, violenze e omicidi”, tra cui, appunto anche quello di Politkovskaja. Uccisioni e minacce non hanno però fermato Muratov che si “è rifiutato di abbandonare la politica indipendente del giornale”, difendendo costantemente “il diritto dei giornalisti di scrivere tutto ciò che vogliono e su ciò che vogliono purché rispettino gli standard professionali ed etici del giornalismo”.

Proprio a dimostrazione della sua continua lotta per la libertà d’espressione nel suo Paese, Muratov ha affermato che avrebbe dato il premio all’oppositore russo in carcere Alexei Navalny: “Avrei votato per la persona su cui contavano i bookmaker, ma penso che questa persona abbia tutto davanti. Mi riferisco ad Alexei Navalny”, ha detto.

Le reazioni – “Coraggio” e “congratulazioni” sono le prime parole che la giornalista Ressa ha voluto rivolgere al collega Muratov. Il premio, ha sottolineato la giornalista, “ci dà forza per continuare la lotta per la verità” e per “uscire dall’oscurità”. A Manila, “il governo non sarà contento, ma la nostra è una battaglia per la verità. E la verità non esiste senza i giornalisti”, ha detto ancora la reporter, sottolineando che la libertà di espressione e di stampa non riguardano solo “il futuro delle Filippine” ma, come è stato sottolineato anche nelle motivazioni della scelta, “le democrazie di tutto il mondo”. “Un mondo senza fatti significa un mondo senza verità e fiducia”, ha specificato ancora. Muratov ha dedicato il premio ai sei giornalisti della testata che sono stati uccisi: “Non è merito mio – ha commentato dopo aver ricevuto il premio, come riporta la Tass – È di Novaya Gazeta, delle persone che sono morte difendendo il diritto delle persone alla libertà di parola. Visto che loro non sono qui con noi, a quando pare hanno deciso dovessi dirlo io: è di Igor Domnikov, Yura Shchekochikhin, Anna Stepanovna Politkovskaya, Nastya Baburova, Natasha Estemirova, Stas Markelov. È per loro”.

Nonostante Novaya Gazeta sia tra le ultime testate indipendenti in Russia, apertamente contraria all’autoritarismo di Putin e finanziata nel 1990 anche da una parte del premio Nobel per la Pace di Mikhail Gorbaciov, il Cremlino ha deciso di fare i complimenti a Muratov per il prestigioso riconoscimento. “Ha talento e coraggio – ha fatto sapere il portavoce di Putin, Dmitri Peskov – Congratulazioni con lui che lavora costantemente seguendo i suoi ideali”.

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