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Luca Morisi, l’indagine per cessione di droga va verso l’archiviazione: le chat sul sito di incontri dimostrano che a portarla fu l’escort

A scriverlo è il Corriere della Sera: appena la procura di Verona riceverà l'esito delle analisi sul liquido sequestrato chiederà l'archiviazione del fascicolo. I pm potrebbero ritenere persino superfluo interrogare l'ex guru social di Matteo Salvini
Luca Morisi, l’indagine per cessione di droga va verso l’archiviazione: le chat sul sito di incontri dimostrano che a portarla fu l’escort
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L’indagine per cessione di stupefacenti a carico di Luca Morisi va verso l’archiviazione. A scriverlo è il Corriere della Sera, ricordando come le conversazioni in chat su Grinderboy – un sito di incontri omosessuali a pagamento per uomini – dimostrino che non fu l’allora capo della comunicazione della Lega a cedere il Ghb, la “droga dello stupro”, ai due escort romeni con cui trascorse la notte del 14 agosto. Al contrario, furono loro a proporre di portare la sostanza a casa Morisi: “Ti portiamo G“, scriveva Alexander, uno dei due. Per questo, riporta il quotidiano milanese, appena la procura di Verona riceverà l’esito delle analisi sul liquido sequestrato chiederà l’archiviazione del fascicolo. I pm potrebbero ritenere persino superfluo interrogare l’ex guru social di Matteo Salvini.

Accolta di fatto, dunque, la linea dell’avvocato Fabio Pinelli, che da subito chiedeva di ascoltare il proprio assistito perché pronto a dimostrare di non aver ceduto alcuna sostanza illecita. Ora invece è probabile che a essere indagato sia Alexander, denunciato – insieme a Petre, l’altro escort presente a casa Morisi – per il possesso del flacone di Ghb trovato dai Carabinieri. Dopo che Petre aveva accusato il cliente di averglielo ceduto, nell’appartamento in cascina a Belfiore (Verona) era scattata una perquisizione che aveva portato al ritrovamento di una modesta quantità di cocaina, compatibile con l’uso personale. Il 23 settembre Morisi comunicava di essersi dimesso dal proprio ruolo nella Lega a partire dall’inizio del mese per “questioni familiari: tre giorni dopo la notizia della perquisizione e dell’indagine è diventata pubblica.

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