“Ciao, ti ho visto sul sito, sto cercando per nottata insieme sex & fun, stanotte o domattina. Ospito e ho anche divertimento“. A scrivere in chat su Grinderboy – un sito di incontri omosessuali per uomini – è Luca Morisi, l’ex capo della comunicazione della Lega. Sono le 3.13 del 14 agosto scorso. Il suo interlocutore è un ragazzo romeno che si fa chiamare Alexander, che propone di estendere l’invito a un amico, un ventenne che fa l’escort con il nome di Nicolas (ma il cui vero nome è Petre): “Ok, io attivo dominante. Ho pure amico se vuoi, tutta la notte”. Attraverso questi messaggi – pubblicati in esclusiva dal Corriere della Sera in un articolo a firma di Giusi Fasano e Fiorenza Sarzanini – si possono ricostruire alcuni passaggi di quella notte, che due settimane dopo porterà Morisi, indagato dalla Procura di Verona per detenzione e cessione di stupefacenti, a dimettersi all’improvviso dal proprio ruolo nel partito di Matteo Salvini.

Dalle chat, infatti si capisce che la droga dello stupro sequestrata ai due romeni dopo il festino non è di Morisi, ma di Alexander, che propone di portarla a casa del cliente (la cascina di Belfiore dove sono stati trovati anche due grammi di cocaina). Dopo l’accordo per incontrarsi, infatti, Alexander scrive: “Poi ti portiamo anche G. Ti piacerà molto, te lo assicuro”. Per gli investigatori “G” sta proprio per Ghb, la sostanza che i Carabinieri troveranno nello zaino di Petre e che Alexander dirà di aver avuto da Morisi. “Conosco, non lo faccio da un sacco“, risponde il social media manager. E rilancia: “Perfetto, tutto quello che volete. Io anche fornito”. “Tu cosa usi?”, chiede Alexander. “Oggi C“, dice Morisi, dove “C” sarebbe la cocaina poi trovata a casa sua. Su queste conversazioni puntano le difese di Morisi e di Petre per dimostrare che i propri clienti sono estranei alla cessione di stupefacente, di cui invece – a quanto risulta da questi messaggi – il responsabile è Alexander.

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