Da qui al 2030 la produzione di auto elettriche aumenterà di 7 volte e crescerà di conseguenza anche la richiesta di batterie al litio. Ma per produrre 1 tonnellata di litio, sufficiente per circa 100 automobili, servono 2 milioni di litri di acqua. Come facciamo allora a rendere sostenibile la transizione energetica?

PresaDiretta con la puntata “La rivoluzione elettrica” in onda lunedì 20 settembre, alle 21.20 su Rai 3, entra nel mondo delle tante materie prime indispensabili per realizzare la rivoluzione green. Sono 30 i minerali utilizzati per produrre batterie e componenti di auto elettriche, cellulari, accumulatori di pale eoliche e di pannelli solari, colonnine di ricarica, fibra ottica. Sono le cosiddette “materie prime critiche”, nascoste nella terra e nell’acqua, la cui estrazione e lavorazione sono difficili, costose e inquinanti.

Il 70 per cento del cobalto presente nelle batterie al litio delle auto elettriche si estrae soprattutto nel Sud della Repubblica Democratica del Congo. Secondo un rapporto del 2017 di Amnesty International il 20 per cento viene estratto a mano senza guanti e mascherine per il volto e secondo l’Unicef a lavorare nelle miniere ci sono circa 40mila bambini.

Circa il 78 per cento del litio importato in Europa proviene dal sottosuolo dei deserti cileni. Questo è uno dei luoghi più aridi al mondo e per produrre una tonnellata di litio, sufficiente per le batterie di 100 automobili, si impiegano due milioni di litri di acqua, il quantitativo medio giornaliero consumato da un paese di 12mila abitanti. Joseph Wilde della Ong Somo dice: “Il maggior inquinamento si ha nella fase di estrazione delle materie prime. Per l’estrazione delle ‘Terre rare’ in Cina, ad esempio, si usano molti prodotti chimici e questo crea un grande impatto ambientale”. “Un veicolo elettrico – precisa – può e deve essere meno inquinante di un veicolo diesel e ora che siamo all’inizio di questa rivoluzione energetica dobbiamo stare attenti a non replicare gli errori del passato.”

Ma la corsa alle materie prime è cominciata anche in Europa. Ovunque sono riprese attività di ricerca mineraria e vecchie miniere in disuso vengono rivalutate anche grazie alla crescita vertiginosa dei prezzi che le rende di nuovo economicamente appetibili.

La linea la detta l’UE che nel 2017 ha avviato la European Battery Alliance e la Raw Materials Initiative, due centri di coordinamento dove aziende del settore e governi si confrontano per risolvere il problema della dipendenza dalle materie prime e dalle batterie cinesi.

“Noi vogliamo raggiungere l’indipendenza strategica, affronteremo il problema delle risorse cercando di produrcele da soli e quando dovremo importarle faremo in modo che chi vorrà rifornire l’Europa, che sarà il mercato più grande del mondo, dovrà fornire le prove del rispetto delle regole. Non possiamo competere con loro sul prezzo, quindi competeremo sulla sostenibilità.” Così Maros Sefcovic, vicepresidente della Commissione Europea – intervistato da Marcello Brecciaroli per di PresaDiretta – descrive la strategia europea.

“Fin dall’inizio – precisa Sefcovic – abbiamo capito che se davvero vogliamo vendere auto sostenibili ai millennials è indispensabile che l’intero processo sia corretto. Questo vuol dire che dobbiamo conoscere la provenienza delle nostre risorse e come vengono realmente estratte”.

Il litio, minerale chiave intorno a cui ruota la transizione energetica, si estrae da gigantesche miniere a cielo aperto che trovano l’opposizione delle comunità locali in Europa. Mentre la Cina consolida la sua posizione stringendo sempre nuovi accordi coi paesi che detengono le maggiori riserve, l’indipendenza europea per le materie prime critiche è quindi una sfida ancora tutta da combattere.

“Per attivare una miniera, nel migliore dei casi, ci vogliono dieci anni – dice a PresaDiretta Luca De Micheli, responsabile relazioni internazionali dell’ISPRA – quindi la transizione della mobilità elettrica verrà fatta solo in minima parte con le materie prime europee”.

La soluzione potrebbe risiedere nella ricerca e nella sperimentazione tecnologica che permette di recuperare i materiali critici rari dalle batterie al litio. L’Iccom Cnr ha approfondito un processo che recupera fino al 90 per cento di tutti i materiali di una batteria. Il riutilizzo delle batterie al litio esauste delle automobili è il secondo punto fondamentale su cui puntare. L’Amsterdam Arena, lo stadio dell’Ajax, ha un sistema creato intorno a 148 batterie di automobili delle quali un terzo sono rigenerate. Con tale sistema elettrico riesce ad essere alimentato per un’ora durante gli eventi sportivi. Inoltre la ricerca si sta muovendo sulla sostituzione dei materiali critici all’interno delle batterie con altri più sostenibili. Ad esempio il sodio ricavato dall’acqua marina.

In Germania, l’impianto geotermico di Bruchsal dal 2010 ricava energia dalle acque sotterranee. E qui il Karlsrue Intitute of Tecnology, insieme alla società energetica pubblica EnBW, ha avviato un impianto pilota di estrazione del litio con una tecnologia altamente sostenibile per l’ambiente. “Possiamo produrre 20mila batterie all’anno. Detto in altri termini – spiega Klemens Slunitschek, ricercatore dell’istituto intervistato da Giuseppe Laganà – ci vogliono 40 minuti per produrre litio sufficiente per una batteria di auto. Ma per avere litio sufficiente per la batteria di una bici elettrica, ad esempio, ci servono solo tre minuti”.

“La rivoluzione elettrica” è di Riccardo Iacona, Marcello Brecciaroli, Giuseppe Laganà, Antonella Bottini, Massimiliano Torchia e Lorenzo Calanchi.

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