La crescente attenzione all’ambiente e alla transizione verso un’economia a basse emissioni ha fatto aumentare l’interesse del pubblico, degli Stati e del mercato nei confronti di prodotti di investimento “sostenibili” o Esg (acronimo di Enviromental social and governance), con un conseguente rialzo dei prezzi e il rischio di creare “una bolla” che potrebbe esplodere creando instabilità finanziaria. Il monito su quotazioni ‘sotto pressione’ arriva da uno studio della Banca dei regolamenti internazionali. Secondo alcune stime, il comparto ha raggiunto nel 2020 un valore di 35.000 miliardi di dollari, crescendo di quasi un terzo rispetto al 2016 e arrivando a rappresentare non meno del 36% degli attivi totali in gestione. Anche se la ‘banca centrale delle banche centrale’ sottolinea la difficoltà di stabilire le dimensioni del mercato per la mancanza di una definizione unanime.

E’ necessaria una forte vigilanza, si legge nello studio, perché “ci sono dei segnali” secondo cui i prezzi “dei prodotti Esg sono sotto pressione”. Per la Bri bisogna apprendere “dalle lezioni storiche in cui alcuni attivi hanno visto una fortissima crescita come nel caso delle azioni delle ferrovie di metà Ottocento, la bolla dotcom internet e i subprime della crisi finanziaria”. Che hanno mostrato come gli asset legati a fondamentali cambiamenti economici e sociali tendano a subire forti correzioni di prezzo dopo il boom iniziale. Anche dopo il calo rispetto al picco di gennaio 2021, i prezzi dei fondi sostenibili sono ancora ad alti livelli. Per questo “è opportuna un’attenta vigilanza” e identificare e gestire i rischi finanziari derivanti.

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