La situazione che si sta verificando in Afghanistan sicuramente ha sorpreso la maggior parte dell’opinione pubblica mondiale. Ma in realtà non ha sorpreso chi da tempo analizza il quadro generale dell’area e gli avvenimenti che si sono susseguiti negli ultimi mesi. Tutti ricordiamo le immagini e le terribili azioni poste in essere dai talebani vent’anni fa, oggi però la situazione potrebbe essere un po’ diversa e sarebbe un errore guardare ai fatti di oggi solamente con le lenti del passato.

Tornando all’analisi degli avvenimenti, nel momento in cui gli Stati Uniti hanno inserito i talebani nel percorso di trattative a Doha, in Qatar, si percepiva che il movimento talebano stava prendendo una direzione diversa rispetto al passato. Oggi non è solo un movimento ribelle, ma aspira a essere anche un attore politico. Ciò pone in rilievo il fatto che sono stati proprio gli americani a dare la possibilità ai talebani di promuovere la propria azione, inaugurandone una nuova immagine. La partecipazione alla trattativa di Doha li ha legittimati.

Ovviamente questi passaggi sono avvenuti durante l’amministrazione guidata da Donald Trump, ed è evidente che ciò che sta succedendo in Afghanistan non è solo una vicenda locale ma è necessario inserirla in un nuovo scenario mondiale, che sta andando a delinearsi proprio in queste settimane.

Gli Stati Uniti in questo momento stanno dichiarando apertamente la propria contrapposizione rispetto a Russia e Cina, come del resto già ampiamente affermato al momento dell’ingresso di Joe Biden alla Casa Bianca. Quindi oggi si ritorna a un modello di guerra fredda in cui l’Afghanistan è un importante tassello nella nuova visione del mondo da parte statunitense. Il paese mediorientale già in passato ha giocato un ruolo di questo genere.

Per tornare alle dinamiche interne afghane, dal momento in cui gli americani hanno dato un canale preferenziale ai talebani come rappresentanti reali del paese, in mancanza di un governo ufficiale forte e stabile, si capiva che le dinamiche sarebbero presto cambiate. L’azione americana ha creato molti problemi all’interno del governo afghano, che si è visto indebolito, quasi delegittimato. Situazione resa ancora più precaria dal cambiamento di orientamento talebano: essi, infatti, non sono più interessati solo a portare avanti una guerra, ma sono determinati a governare uno Stato e a intraprendere una politica di lungo corso. Questo non significa che dobbiamo aspettarci un cambiamento radicale nel modo di pensare, ma sicuramente non faranno nulla che possa scatenare un’offensiva contro quelli che a oggi sembrano i padroni dell’Afghanistan, con il sostegno statunitense.

Gli atteggiamenti che in passato hanno provocato paura o la collera internazionale oggi saranno evitati dai talebani, che cercheranno di intrattenere rapporti più solidi e sostanziali con alcuni paesi. Questo li spingerà ad attuare un approccio più diplomatico che conflittuale.

Infine, rimane il fatto che qualsiasi gesto di conflittualità e instabilità politica in Afghanistan non necessariamente avrà un impatto sugli Stati Uniti, ma potrebbe rappresentare un problema serio per gli antagonisti degli americani, in primis Russia e Cina, ma senza dimenticare l’Iran e il Pakistan. Uscendo dallo scacchiere afghano, Washington ha caricato di responsabilità i suoi avversi che sta oggi affrontando in una nuova versione di guerra fredda, in parte militare, ma soprattutto economica, politica e geopolitica. In questo quadro l’Afghanistan potrebbe rappresentare sempre un centro nevralgico di instabilità.

In conclusione ora “la palla passa” ai talebani: o portare avanti una politica che in breve tempo li isolerà dal mondo o dimostrare di essere portatori di messaggi differenti rispetto al passato e governare effettivamente un paese, senza dimenticare che ciò potrebbe significare comunque l’innescarsi di tutta una serie di problemi e criticità che interesserebbero i paesi confinanti.

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