Non ci saranno assunzioni a tempo indeterminato dei pakistani vittime di caporalato nell’inchiesta che ha coinvolto Grafica Veneta di Trebaseleghe, in provincia di Padova. A fine luglio erano stati arrestati due manager del colosso della stampa di libri, provvedimenti che avevano colpito anche i titolari di una società trentina gestita da due asiatici, accusata di violenze nei confronti dei lavoratori. Grafica Veneta è finita sotto accusa solo per sfruttamento di lavoro. Una decina di giorni dopo il patron Fabio Franceschi aveva accennato alla possibilità di effettuare qualche decina di nuove assunzioni, in particolare dei pakistani che hanno subito il meccanismo di trattenute in busta paga e di minacce da parte della società B. M. che li aveva assunti, destinandoli poi all’imballaggio di libri.

Non sono bastati gli appelli di scrittori, e neppure una lettera di Papa Francesco, a cui ha risposto, con gratitudine, il sindacato. Adesso la trattativa in prefettura a Padova è saltata. L’avvocato giuslavorista Emanuele Spata ha annunciato che non sarà assunto nessuno dei 24 lavoratori. Il legale ha spiegato: “La gogna mediatica a cui l’azienda è stata sottoposta in questi giorni ha prodotto dei danni per cui non è pensabile ragionare in termini di assunzioni. Noi oggi dobbiamo pensare alle 370 famiglie che già lavorano in Grafica Veneta rispetto alle quali noi dobbiamo dare prospettive di futuro. Se adesso la pregiudiziale da parte del sindacato è l’assunzione a tempo indeterminato di questi lavoratori, purtroppo questo non consente di continuare la trattativa”.

Non si è fatta attendere la replica di Adl Cobas e Cgil Fiom. “Grafica Veneta si è sottratta per l’ennesima volta, quando oggi si sarebbero dovute stabilire le ore lavorate da ciascun operaio per fare piena chiarezza e capire come procedere. Ci è stato impedito di capire quanti e quali dei lavoratori sfruttati avrebbero potuto essere assunti o meno, visto che l’avvocato non ha portato i dati dei badge rilasciati da Grafica Veneta a B.M. Service. Solo con quelli avremmo potuto definire con esattezza tutti i nomi degli operai coinvolti. E’ questa la dimostrazione che non abbiamo mai chiesto che tutti venissero assunti, perché non sappiamo tutt’ora quanti siano”. Il nodo pratico è proprio questo. Il numero di 24 lavoratori sfruttati emerge dall’inchiesta, ma non è ancora chiaro se tutti avessero lavorato un monte-ore esagerato rispetto alla paga. Grafica Veneta ha sempre detto di avere sborsato circa 22 euro all’ora per gli operai, mentre la Finanza ha accertato che a loro finivano in media 4,5 euro. Grafica Veneta ha poi confermato che non appalterà più servizi a cooperative e società esterne, ma preferisce utilizzare macchinari per svolgere quelle stesse mansioni. Al massimo potrebbe procedere all‘assunzione di una decina di interinali per manovrare le macchine.

La grande riconciliazione tra Franceschi e i dipendenti della cooperativa quindi non c’è stata. A fine luglio lo scrittore Maurizio Maggiani aveva scritto: “L’idea che a stampare il mio libro siano degli schiavi mi fa schifo”. Poi si era appellato all’autorità morale del Papa. Francesco ha risposto rivolgendosi proprio allo scrittore. “Lei ha posto una domanda: ‘Vale la pena produrre la bellezza grazie agli schiavi?’. Sono rimasto colpito dalle sue parole. Lei non pone una domanda oziosa, perché in gioco c’è la dignità delle persone, quella dignità che oggi viene troppo spesso e facilmente calpestata con il ‘lavoro schiavo’, nel silenzio complice e assordante di molti”.

Bergoglio aveva aggiunto: “Abbiamo bisogno di una denuncia che non attacchi le persone, ma porti alla luce le manovre oscure che in nome del dio denaro soffocano la dignità dell’essere umano. E’ importante denunciare i meccanismi di morte, le ‘strutture di peccato’. Ma denunciare non basta. Siamo chiamati anche al coraggio di rinunciare. Non alla letteratura e alla cultura, ma ad abitudini e vantaggi che, oggi dove tutto è collegato, scopriamo, per i meccanismi perversi dello sfruttamento, danneggiare la dignità di nostri fratelli e sorelle. È un segno potente rinunciare a posizioni e comodità per fare spazio a chi non ha spazio”.

I Cobas hanno risposto ringraziando il Papa. “Apprezziamo molto la Sua denuncia di una situazione che quasi quotidianamente incontriamo nel nostro lavoro sindacale, in particolare nel settore della logistica e specialmente in quello legato all’approvvigionamento della grande distribuzione agroalimentare”.

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