A meno che non ci siano riduzioni immediate, rapide e su larga scala delle emissioni di gas serra, limitare il riscaldamento a circa 1,5°C o addirittura 2°C sarà un obiettivo fuori da ogni portata. E, ad oggi, le emissioni di gas serra provenienti dalle attività umane sono responsabili di circa 1,1°C di riscaldamento rispetto al periodo 1850-1900. Mediamente, nei prossimi 20 anni, la temperatura globale dovrebbe raggiungere o superare 1,5°C di riscaldamento. È stato appena presentato, a Ginevra, il ‘Climate change 2021: the Physical Science Basis’, prima parte del sesto rapporto dell’Ipcc, il Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (nel complesso 234 autori, 14mila citazioni per ricostruire lo stato dell’arte della conoscenza scientifica e oltre 78mila commenti di esperti e governi), nel quale gli scienziati forniscono ai decisori politici “le ultime conoscenze acquisite sul riscaldamento globale e sulle proiezioni future, mostrando come e perché il clima è cambiato fino ad oggi”. Tra le altre cose, le nuove stime sulle possibilità di superare il livello di riscaldamento globale di 1,5°C nei prossimi decenni. Nel rapporto del 2018 l’Ipcc aveva avvertito che il mondo aveva solo fino al 2030 per impedire al pianeta di raggiungere la soglia cruciale di 1,5 gradi sopra i livelli pre-industriali. Il nuovo testo è stato approvato il 6 agosto 2021 da 195 governi membri dell’Ipcc, nel corso di una sessione virtuale che si è tenuta per due settimane a partire dal 26 luglio. La seconda parte, dedicata agli impatti del global warming, sarà pubblicata a febbraio 2022, mentre la terza, attesa per marzo, esamina le soluzioni per ridurre le emissioni di gas serra. E si tratta di un rapporto che arriva dopo i disastri avvenuti nei vari continenti, dagli Stati Uniti all’Europa e prima della Cop 26 che si terrà a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre.

I CAMBIAMENTI IN ATTO – Già in questo primo documento gli esperti rilevano cambiamenti nel clima della Terra in ogni regione e in tutto il sistema climatico, molti dei quali sono senza precedenti in migliaia, se non centinaia di migliaia di anni, e alcuni tra quelli che sono già in atto (come il continuo aumento del livello del mare) sono irreversibili in centinaia o migliaia di anni. A seguito del riscaldamento climatico, il livello medio dell’innalzamento del livello del mare fra il 1901 e il 2020 è stato di 20 cm, con una crescita media di 1,35 mm/anno dal 1901 al 1990 e una crescita accelerata di 3.7 mm/anno fra il 2006 e il 2018. In pratica, il livello dei mari sale a ritmo triplo rispetto al XX secolo. Nel 2019, le concentrazioni atmosferiche di CO2 sono state le più alte degli ultimi 2 milioni di anni, e le concentrazioni di metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) le più alte degli ultimi 800mila anni. Forti e costanti riduzioni di emissioni di anidride carbonica e di altri gas serra limiterebbero i cambiamenti climatici. Tuttavia, se da un lato questo porterebbe benefici rapidi per la qualità dell’aria, dall’altro potrebbero essere necessari tra i 20 e i 30 anni per vedere le temperature globali stabilizzarsi. “Questo rapporto riflette sforzi straordinari in circostanze eccezionali”. ha detto Hoesung Lee, presidente dell’Ipcc, sottolineando che “le innovazioni contenute nel documento e i progressi nella scienza del clima che esso riflette, forniscono un contributo inestimabile ai negoziati sul clima e ai processi decisionali”.

COSA ASPETTARSI NELLE REGIONI DEL PIANETA – Il riscaldamento globale di 1,5°C e 2°C sarà superato durante il corso del XXI° secolo a meno che non si verifichino nei prossimi decenni profonde riduzioni delle emissioni di CO2 e di altri gas serra. Rispetto al periodo 1850-1900, la temperatura superficiale globale media nel 2081-2100 sarà molto probabilmente più alta di 1°C-1,8°C anche nello scenario di emissioni più basso e di 2,1°C-3,5°C nello scenario intermedio, per arrivare a 3,3°C-5,7°C in quello più alto preso in considerazione. E l’ultima volta che la temperatura superficiale globale ha superato i 2,5°C è stato più di 3 milioni di anni fa. Secondo il rapporto, il riscaldamento globale di 1,5°C (rispetto al 1850-1900) verrebbe superato nel corso del XXI secolo negli scenari intermedio, alto e molto alto. Nel breve termine (2021-2040) è molto probabile che 1.5°C venga superato nello scenario di emissioni molto alte, probabile che venga superato negli scenari intermedio e alto. Dalle analisi del rapporto emerge che nei prossimi decenni un aumento dei cambiamenti climatici è atteso in tutte le regioni. Con 1,5°C di riscaldamento globale, ci si attende un incremento del numero di ondate di calore, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi. Con un riscaldamento globale di 2°C, si raggiungerebbero più spesso soglie di tolleranza critiche per agricoltura e salute. Ma la temperatura non è l’unico elemento in gioco: i cambiamenti riguarderanno anche i valori dell’umidità, i venti, la neve e il ghiaccio, nelle aree costiere e negli oceani. Il sesto Rapporto dell’Ipcc fornisce una valutazione dei cambiamenti climatici su scala regionale più dettagliata rispetto al passato. Le informazioni utili possono essere esplorate in dettaglio nel nuovo Atlante interattivo (https://interactive-atlas.ipcc.ch/).

DAL CICLO DELL’ACQUA ALLO SCIOGLIMENTO DEL PERMAFROST – I cambiamenti climatici, per esempio, stanno intensificando il ciclo dell’acqua. In alcune regioni, questo significa piogge e conseguenti inondazioni più intense, in molte altre significa invece siccità più intense. Cambiano anche gli andamenti delle precipitazioni. Alle alte latitudini, è probabile che le precipitazioni aumentino, mentre ci si attende che diminuiscano in gran parte delle regioni subtropicali. Sono attesi, poi, cambiamenti nelle precipitazioni monsoniche, con variazioni nelle diverse regioni. Per le aree costiere ci si attende un continuo aumento del livello del mare per tutto il XXI secolo che contribuirebbe a inondazioni costiere più frequenti e gravi nelle aree basse rispetto al livello del mare e all’erosione delle coste. Eventi estremi riferiti al livello del mare che prima si verificavano una volta ogni 100 anni, entro la fine di questo secolo potrebbero verificarsi ogni anno. Un ulteriore riscaldamento intensificherà lo scioglimento del permafrost, la perdita della copertura nevosa stagionale, lo scioglimento dei ghiacciai e della calotta polare e la perdita del ghiaccio marino artico estivo.

L’INFLUENZA DELL’UOMO – Gli aumenti osservati nelle concentrazioni di gas serra (GHG) dal 1750 circa sono inequivocabilmente causati da attività umane. “Dal 2011 le concentrazioni in atmosfera hanno continuato ad aumentare, raggiungendo nel 2019 medie annuali di 410 ppm per l’anidride carbonica (CO2), 1.866 ppb per il metano (CH4) e 332 ppb per il protossido di azoto (N2O)”, spiega il rapporto. L’influenza umana è la causa principale del ritiro dei ghiacciai a livello globale dagli anni ’90 e della diminuzione del ghiaccio marino artico tra il 1979-1988 e il 2010-2019. Basti pensare che l’oceano globale si è riscaldato più velocemente nell’ultimo secolo che dalla fine dell’ultima de-glaciazione (circa 11mila anni fa). “I cambiamenti nell’oceano quali il riscaldamento, le più frequenti ondate di calore marino, l’acidificazione degli oceani e la riduzione dei livelli di ossigeno in mare sono stati chiaramente collegati all’influenza umana”, si legge nel rapporto. Non è un caso se, per le città, alcuni aspetti dei cambiamenti climatici possono risultare amplificati. Tra questi, le ondate di calore (le aree urbane sono di solito più calde), le inondazioni dovute a forti precipitazioni e l’aumento del livello del mare nelle città costiere. “È chiaro da decenni che il clima della Terra stia cambiando e il ruolo dell’influenza umana sul sistema climatico è indiscusso”, ha spiegato la co-presidente del Gruppo di Lavoro I dell’Ipcc, Valérie Masson-Delmotte, secondo cui “il rapporto mostra anche che le attività umane hanno ancora il potenziale per determinare il corso del clima futuro”. Dal rapporto emerge ancora una volta che l’anidride carbonica (CO2) è il principale motore dei cambiamenti climatici, anche se altri gas serra e inquinanti atmosferici contribuiscono a influenzare il clima. Secondo Panmao Zhai, altro co-presidente del primo gruppo di lavoro, “limitare altri gas serra e inquinanti atmosferici, specialmente il metano, potrebbe avere dei benefici sia per la salute che per il clima”.

GREENPEACE: “PORTEREMO QUESTO RAPPORTO NEI TRIBUNALI” – “Non lasceremo che questo rapporto venga oscurato da ulteriore inazione. Lo porteremo con noi nei tribunali”, commenta Kaisa Kosonen, Senior Political Advisor di Greenpeace. “Rafforzando ulteriormente l’evidenza scientifica tra le emissioni prodotte dal genere umano e gli eventi climatici estremi, l’Ipcc – aggiunge – ha fornito nuovi e potenti mezzi, a tutti e ovunque, per ritenere l’industria dei combustibili fossili e i governi direttamente responsabili dell’emergenza climatica in corso. Basta guardare la recente vittoria in tribunale contro la Shell per rendersi conto di quanto possa essere potente la scienza dell’Ipcc”. E quest’anno l’Italia giocherà un ruolo decisivo perché ha la presidenza del G20 e la vice presidenza della COP26. “Ma purtroppo anche questo governo sta dimostrando di fare gli interessi delle aziende dei combustibili fossili, prima tra tutte Eni, e non quelli delle cittadine e dei cittadini italiani”, spiega Luca Iacoboni, responsabile Energia e Clima di Greenpeace Italia.

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