I telecronisti delle partite di pallavolo all’Olimpiade di Tokyo non fanno che sottolineare un aspetto: ha solo 19 anni e si comporta da giocatore navigato, rivelandosi importante quando serve, anche quando i suoi compagni sono in difficoltà. Nella squadra capitanata da Ivan Zaytsev, sta emergendo un talento chiamato Alessandro Michieletto, schiacciatore mancino dell’Itas Trentino. A mettere in evidenza le sue qualità non sono soltanto i commentatori, ma anche le statistiche. Dopo quattro partite, il 19enne si piazza ottavo tra i migliori realizzatori con 61 punti messi a terra, di cui 24 nel match di esordio contro il Canada (il connazionale Osmany Juantorena è terzo con 72). Sono 48 i punti messi a segno in attacco, sette su battuta (quarto tra i migliori al servizio) e sei a muro.

E dire che Michieletto ha disputato soltanto una stagione da titolare nella Superlega. “La scorsa è stata la prima stagione in prima squadra a titolo definitivo”, ci spiega il padre Riccardo, tra gli anni Ottanta e Novanta schiacciatore della mitica Maxicono Parma, poi team manager del Trentino Volley e dal 2014 responsabile del settore giovanile. È una famiglia dedita alla pallavolo: Alessandro ha due sorelle e un fratellino e le due ragazze giocano a buon livello: Francesca milita in A2 a Macerata e Annalisa in B a Trento.

Da questa città è partita anche l’ascesa di Alessandro: “L’anno prima di approdare in Superlega giocava in Serie A3, nel gruppo di giovani fatto in collaborazione con l’Università di Trento. Aveva comunque già dato una mano alla prima squadra perché è nostra consuetudine pescare dal vivaio quando ce n’è bisogno”. Da anni il presidente Diego Mosna investe molto nel settore giovanile, selezionando ragazzi dalle zone vicine e dal resto d’Italia: “Anche quest’anno abbiamo cinque-sei giocatori che arrivano da fuori, vivono in un appartamento messo a disposizione dal presidente e vengono seguiti dallo staff. I ragazzi che fanno pallavolo sono pochi e li seguiamo fino al termine di un ciclo”. Questo vivaio ha fornito in totale tre dei sette titolari schierati da Gianlorenzo Blengini a Tokyo: il centrale Gianluca Galassi (classe 1997), alla prima grande esperienza da titolare in nazionale maggiore, il palleggiatore Simone Giannelli (1996), che dopo nove stagioni nell’Itas (di cui era capitano), passerà alla Sir Safety Conad Perugia, e infine Michieletto, classe 2001. Dal vivaio sono emersi anche altri azzurri come Filippo Lanza, Gabriele Nelli e Oreste Cavuto.

“Alessandro ha cominciato a giocare nelle nostre giovanili a 15 anni”, racconta il padre. Da Castiglione delle Stiviere (Mantova), dove abita la famiglia, il ragazzo si trasferisce a Trento per le scuole superiori ed entra nell’under 15. A differenza di altri compagni, non è altissimo, “soltanto” 1,85 metri. “È stata un po’ la sua fortuna, ha migliorato il suo sviluppo, anche se all’epoca pensavo fosse un peccato non avesse preso la mia altezza – dice Michieletto senior, alto 196 centimetri – Poi a sedici anni, nell’arco di 12 mesi, è cresciuto di venti centimetri”. Tra gli appassionati di volley ha avuto un certo successo un post di Salvatore Rossini, libero del Modena Volley che nell’ultima stagione ha giocato con Michieletto. Nel post affianca due foto, una del 2016 e una del 2020, insieme al giovane compagno di squadra. Nella prima Michieletto, che nelle giovanili giocava come libero e voleva farsi una foto con uno dei suoi modelli, era alto come Rossini. Nella foto seguente lo superava abbondantemente: “Adesso qualcuno deve spiegarmi cos’ha mangiato”, commentava Rossini.

Come libero, giocatore che veste una maglia diversa e non attacca mai, Michieletto si allena molto sulla ricezione delle battute e sulla difesa, che ora contribuiscono a fare di lui un giocatore più completo e più affidabile di altri pari ruolo (tant’è che si piazza nono tra i migliori in difesa al torneo olimpico). Comunque, arrivato all’altezza di 205 centimetri, diventa schiacciatore per il Trofeo delle regioni giocato con la maglia del Trentino. “Altri compagni di squadra sono poi stati chiamati in nazionale e lui no. C’era rimasto un po’ male, ma ci è arrivato l’anno dopo”. Si mette d’impegno ed entra nel giro azzurro con cui nel 2019 vince i Mondiali under-19 contro la Russia a Tunisi.

Dopo alcune convocazioni nella stagione 2019/20, nella scorsa Angelo Lorenzetti lo inserisce nel roster e lo lancia in Superlega. “Per Alessandro è stato abbastanza naturale. La società spinge perché i ragazzi delle giovanili arrivino in prima squadra, servono quando i nazionali sono impegnati e ci si trova con pochi giocatori durante la preparazione pre-campionato, così integriamo gli organici coi giovani, a turno. La commistione li aiuta: prendono quelli della prima squadra a modello, si danno degli obiettivi e hanno delle iniezioni di fiducia”. Alessandro copia qualcosa dai compagni più grandi, soprattutto dal serbo Uros Kovacevic, mancino come lui. “Lo guardo ogni giorno che si allena. Mi piace come gioca. Qualche segreto gliel’ho rubato”, aveva confidato a Maurizio Colantoni di Raisport nel gennaio 2020. In questo modo impara quei colpi d’esperienza, da giocatore navigato e freddo, pallonetti, palle piazzate, schiacciate in diagonale stretta o “mani out”, quei tiri diretti sul muro avversario con l’obiettivo di far uscire poi il pallone.

Prima della partenza, Riccardo Michieletto non ha dato consigli particolari al figlio: “Siamo in ottimi rapporti, ma spesso non so quanto mi veda come padre o come dirigente. Talvolta ho reso la vita di Alessandro più difficile per non fare favoritismi, che non ci sono mai stati – confida – Per me è importante che viva serenamente questi momenti. Finora ha dimostrato di avere quell’animo sbarazzino da ragazzo 19enne che è un valore aggiunto. Per me è importante che sia educato, umile e si guadagni sul campo la stima e il rispetto dei compagni. Sta avvenendo e mi rende più orgoglioso. I risultati, poi, speriamo che vengano, ma sappiamo che è difficile. L’importante è giocarsela e avere pochi rimpianti”.

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