Doveva essere la notte delle grandi speranze, si è rivelata una notte amara nonostante due medaglie di bronzo perché alle nostre punte, le nostre speranze di medaglie pesanti è andata molto male. Iniziamo però dalle belle notizie. Sono cominciate le finali di canottaggio e nella prima in cui schieravamo un armo italiano abbiamo ottenuto un bronzo. Si tratta del 4 senza di Matteo Castaldo, Marco Di Costanzo, Matteo Lodo e Giuseppe Vicino. Detta così può essere sembrata una gara lineare, invece è una specie di romanzo noir quello che ha vissuto questa barca. Pochi minuti prima di gareggiare nella finale olimpica Bruno Rosetti è risultato positivo al Covid ed è dovuto essere necessariamente sostituito. Sulla barca è salito Marco Di Costanzo, che ha lasciato così il 2 senza a Vincenzo Abbagnale, che poi successivamente non si è qualificato per la finale.

La gara è stata condotta bene dal nostro equipaggio, di sicuro non perfettamente rodato, che ha attaccato forsennatamente negli ultimi 500 metri. A pochi metri dalla fine, l’equipaggio della Gran Bretagna ha sbandato paurosamente, iniziando una traiettoria che stava per concludersi con lo speronamento del nostro scafo. Ci siamo salvati per un pelo, però abbiamo anche perso leggermente il passo per poter insidiare la Romania per la medaglia d’argento. Ma un bronzo in queste condizioni è già un mezzo miracolo.

L’altro bronzo invece è arrivato da Federico Burdisso nei 200 farfalla. La condotta di gara è stata sempre la solita per Federico. Seconda e terza vasca folle, quasi a tenere il ritmo dell’ungherese Kristóf Milák, vincitore certo dell’oro fin dall’inizio, per poi soffrire e mettere in campo tutto quello che poteva nell’ultima vasca. Lo ha recuperato e sorpassato il giapponese Tomoru Honda, mentre ha resistito al ritorno dell’ungherese Tamas Kenderesi. È un bronzo di un ragazzo coraggioso, in parte folle per le sue condotte di gara ma capace di arrivare presto (è un classe 2001) dove tutti sognano di arrivare nell’arco di una carriera.

Ora le delusioni più grandi. Quella davvero enorme è legata al 4 di coppia del canottaggio. Era una barca con una storia commovente. Pochi mesi fa uno dei suoi componenti, Filippo Mondelli, è morto per colpa di un tumore. Lo ha sostituito Simone Vanier alla sua quinta Olimpiade e l’Italia ha avuto il permesso dal CIO di far scrivere sul sediolino proprio di Vanier il nome di Pippo, perché quello era il suo posto. Quando oggi ci siamo schierati per la partenza, tutti sentivamo una sorta di onda del destino che copriva la barca, c’era una sorta di volontà superiore nel farla arrivare a medaglia. Fin circa a metà gara l’Italia era avanti anche all’Olanda, la favorita, poi non si sa bene cosa sia successo ma c’è stato un embardèe, un remo è andato sotto l’acqua, ci siamo quasi ribaltati e in pratica fermati. Ripartire da fermi ai 1000 metri in una finale olimpica non è possibile. Finiamo quinti con l’amarezza non solo per la medaglia perduta ma anche perché vincere in ricordo di Filippo Mondelli in qualche modo era quasi doveroso e giusto.

L’altra delusione di giornata ha i contorni invece dell’impotenza di Simona Quadarella nei 1500 stile libero. Fino ai mille metri resta incollata alla cinese Wang e alla tedesca Sarah Kohler, poi crolla di colpo e viene superata anche dall’altra americana Sullivan che raggiunge addirittura l’argento dietro Kathy Ledecky. Se per il 4 di coppia possiamo prendercela con la sfortuna, per Quadarella ci sono poche recriminazioni, la nostra campionessa non aveva la forza per provare a ottenere una medaglia. Dopo anni a dominare nel mezzofondo del nuoto, siamo arrivati all’appuntamento olimpico con Quadarella e Paltrinieri fuori forma, una riflessione sulla loro gestione (al netto della mononucleosi che ha colpito Paltrinieri) si deve assolutamente fare.

Era anche l’ultima notte olimpica sui 200 sl per Federica Pellegrini, che ha onorato la gara, finendo settima. Le altre avevano un passo diverso ma lei c’era per la quinta volta consecutiva e questo le fa onore. Vince ancora la Titmus, che non ha dovuto difendersi dalla Ledecky, addirittura quarta, ma dalla rappresentante di Hong Kong, Haughey, seconda a pochi centesimi.
Prima della gara di Federica Pellegrini, le semifinali dei 100 stile libero uomini. Perdiamo Ceccon, troppo stanco dopo le fatiche incredibili di ieri tra 100 dorso e 100 stile, mentre Miressi è davvero a un palmo da Dressel. Dopo quello che è successo oggi all’Italia, meglio non sbilanciarsi, però le speranze per la finale sono davvero grandi.

L’altra grande speranza per una finale oggi ci viene data anche dal doppio pesi leggeri femminili del canottaggio, formato da Valentina Rodini e Federica Cesarini. Nella loro semifinale compiono un recupero fantastico sulla barca americana ma soprattutto piazzano un nuovo record del mondo con 6.41.36. Per la finale ce la giocheremo conto le statunitensi e la Gran Bretagna.
Sempre nel canottaggio femminile arriviamo quarte nella finale del quattro di coppia con Valentina Iseppi, Alessandro Montesano, Veronica Lisi e Stefania Gobbi. Eravamo in rimonta e potevamo addirittura acciuffare un bronzo ma è già un grande risultato per un movimento come quello del canottaggio femminile in cui fino a pochi anni fa in pratica non esistevamo.

Due quarti di finale hanno aumentato la delusione e ma anche le speranze. Delusi per Camila Giorgi che non riesce a entrare nel giro delle medaglie perdendo contro l’ucraina Elina Svitolina per 6-4, 6-4, mentre Irma Testa nella boxe fa una gara a dir poco regale contro la candese Caroline Veyre, accede in semifinale ed è già medaglia. Il colore non lo si conosce ma la Testa vista oggi, con la sua principesca capacità di essere pulita e decisa nei colpi può davvero farci sognare. Fuori anche Fognini contro Medvedev. Sempre nel canottaggio ci qualifichiamo per la finale con il doppio pesi leggeri di Stefano Oppo e Pietro Ruta. Finiamo dietro l’Irlanda, barca che ci ha sempre battuto in questo quinquennio e che oggi ha fatto segnare il record del mondo in semifinale, ma in finale ce la giochiamo insieme a Germania e Uruguay per una medaglia. Oggi speranze, con il destino che dovrà ridarci indietro qualcosa, nella sciabola maschile a squadre e con Filippo Ganna nella crono uomini.

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