Ancora Federica Pellegrini, ancora una volta Federica Pellegrini riesce a raggiungere una finale olimpica. Ce la fa nei suoi 200 stile libero, unica donna nella storia a raggiungere la gara che assegna le medaglie nella stessa gara per cinque volte consecutive. Questo poteva essere il suo risultato in una Olimpiade raggiunta a quasi 33 anni dopo il rinvio di un anno, il Covid e tanti altri problemi. E il grande obiettivo è raggiunto, dimostrando ancora una volta talento ma soprattutto una forza di volontà senza confini.

Entrata per il rotto della cuffia in semifinale solo con il quindicesimo tempo, oggi era in una semifinale molto difficile partendo dalla corsia 8. C’erano l’americana Katie Ledecky, la ceca Borbora Seemeanova, la canadese Summer McIntosh, tutte grandissimi nuotatrici che in questo momento sono molto più performanti di Federica, eppure lei è riuscita a raggiungere la finale con un tempo buono (1’56″44) tenendo conto che è stato realizzato nella mattinata giapponese.

A fine gara, ai microfoni della Rai, Pellegrini era evidentemente emozionata, con il groppo in gola per la gioia di aver compiuto ancora una volta una grande impresa. Non è riuscita a raccontare la sua gara, in cui non ha pensato ai tempi o al ritmo, ma ha messo dentro tutto il cuore e la forza che aveva, per reggere il confronto con una vasca piena di atlete molto più giovani e al massimo livello possibile, come è normale in un contesto olimpico.

Ha nuotato i primi 100 metri senza perdere i riferimenti con il centro della vasca dove ha avanzato, ma senza staccare nettamente le altre Katie Ledecky. Al terzo 50 ha aumentato la velocità, per tenere il testa a testa con McIntosh, la tedesca Gose e l’australiana Madison Wilson, alla virata degli ultimi 50 è uscita benissimo e ha aperto il turbo, riuscendo a superare la nuotatrice dell’Australia e piazzarsi terza in semifinale con un quel 1’56″44 che ha fatto ben sperare fin dalla fine della gara per quanto riguarda il passaggio del turno.

“Vent’anni di vita”, ha detto ai microfoni Rai quando Elisabetta Caporale le ha chiesto cosa ha messo in acqua e cosa rappresenterà per lei la quinta finale olimpica consecutiva nei 200 stile libero. E appena dopo: “Il mio ultimo 200 stile”, la conferma dell’ultima gara olimpica di una carriera a dir poco clamorosa, che la fa entrare nella storia non solo del nuoto ma di tutto lo sport mondiale. La sua prima Olimpiade è stata Atene 2004, da sedicenne, al centro dell’evento sportivo più gigantesco che ci sia. Federica prese la sua incoscienza e il suo enorme talento e si buttò in acqua, vincendo la semifinale dei 200 metri in 1’58″02, nuovo record nazionale. Si ripeté anche in finale, ma non si accorse del recupero della rumena Camila Potec in corsia laterale. L’avesse vista avrebbe accelerato e vinto l’oro. Ma nessuno se ne rammaricò più di tanto, era arrivata una stella splendidamente lucente e tutti se ne sarebbero accorti in futuro.

Pechino 2008 doveva essere la sua Olimpiade, quella in cui cerca di fare doppietta nei 400 e 200 stile libero ma qualcosa si inceppò. Proprio la difficoltà di dover nuotare nella mattina cinese la mandò in confusione e, nonostante fosse entrata nella finale dei 400 sl con il record olimpico si incartò è finì quinta. Nello stesso pomeriggio entrò in acqua per i 200 sl e piazzò il record del mondo. In finale mise a posto quello che non era andato nei 400 sl e vinse anche se di pochi centesimi sulla slovena Sara Isaković in 1’54″82, ritoccando ancora una volta il suo stesso record del mondo e regalando all’Italia il primo oro femminile olimpico nel nuoto.
Poi verranno Londra 2012, con due quinti posti che bruciarono tanto e Rio de Janeiro 2016, da portabandiera, in cui arriva quarta nei 200, dietro tre grandi campionesse come Katie Ledecky oro in 1’53″73, Sarah Sjöström argento in 1’54″06 e Emma McKeon bronzo in 1’54″92. Ora, a Tokyo 2020, alla sua quinta Olimpiade, Federica Pellegrini è ancora una volta in una finale olimpica. Un sogno, ma soprattutto un monumento alla sua grandezza sportiva, costruito mattone dopo mattone in questi lunghi anni.

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