Due anni per omicidio colposo. Il giudice dell’udienza preliminare di Brescia ha condannato la pediatra di Nicole Zacco, la bambina di quattro anni morta nell’aprile del 2018 a causa di un’infezione derivata da un’otite non curata. La piccola prima di finire ricoverata in gravi condizioni agli Spedali Civili di Brescia era stata visitata dalla dottoressa, portata all’ospedale di Manerbio e alla Clinica Poliambulanza. “Superficiale e poco accorta. Ha abbattuto pesantemente le probabilità di sopravvivenza della bambina” avevano scritto i consulenti medici della Procura di Brescia. L’avvocato della professionista aveva chiesto l’assoluzione. “Nessuno mi ridarà indietro mia figlia, ma con questa sentenza otteniamo almeno un po’ di giustizia per quanto è accaduto” ha commentato il padre della bambina presente in aula.

La bambina morì per per un ascesso cerebellare sviluppatosi da un’otite. Tutti i medici che avevano preso in carico la piccola paziente, 15 complessivamente, erano stati indagati, ma i periti della procura, nelle 54 pagine di relazione, avevano attribuito un peso determinante nella vicenda alla condotta della pediatra della bambina bresciana. “La dottoressa avrebbe dovuto impostare una antibioticoterapia che avrebbe implicato un repentino abbattimento della carica batterica e una ripresa clinica” hanno sostenuto i consulenti. Che avevano analizzato anche l’operato degli ospedali dove si è rivolta la famiglia di Nicole.

A partire dall’ospedale di Manerbio dove l’équipe medica si era limitata “ad una valutazione obiettiva approssimativa e superficiale” si leggeva nella relazione agli atti dell’inchiesta. Invece era “necessario e assolutamente categorico impostare una immediata terapia antibiotica per via orale anche se – viene aggiunto – L’inadeguata e negligente condotta medico professionale non è sufficiente a supportare un nesso causale con il decesso della piccola Nicole”. Contestazioni anche per i medici della Clinica Poliambulanza di Brescia. “Risulta non corretta la decisione dei sanitari di non effettuare un approfondimento diagnostico e l’omissione di impostare una terapia antibiotica configura una condotta inadeguata anche se tuttavia si può affermare che l’eventuale somministrazione non avrebbe evitato il decesso della paziente“. L’ultima tappa del calvario della piccola Nicole era stato agli Spedali Civili dove era stata sottoposta ad un intervento chirurgico. “L’intervento è stato eseguito secondo le buone pratiche perciò – proseguiva la consulenza – non si ritiene che sussistano colpe derivanti da imprudenza imperizia o negligenza a carico dei medici degli Spedali civili di Brescia”.

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