Gli alloggi popolari del Comune di Ferrara sono stati assegnati soltanto a cittadini italiani per effetto di graduatorie discriminatorie, dopo che il sindaco leghista Alan Fabbri, a marzo 2020, ha modificato il regolamento sull’assegnazione degli immobili. Decisione di cui il Tribunale civile della città emiliana, mercoledì 7 luglio, ha dichiarato l’illegittimità. Nella graduatoria compilata sulla base del nuovo regolamento i primi 157 posti erano occupati da soli cittadini italiani, circostanza che ha spinto due cittadine di origine straniera (classificate rispettivamente al 342° e 680° posto) e l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) a presentare ricorso.
La sentenza ha stabilito che il regolamento sull’assegnazione vigente a Ferrara dovrà essere modificato in virtù del principio di equità sociale, eliminando il criterio della residenzialità storica e la certificazione di non possedere altri immobili richiesta gli stranieri, ritenuti incostituzionali. Al posto di valorizzare la storicità della domanda, infatti – assegnando un punteggio maggiore a chi aveva formulato la richiesta da più tempo – Fabbri aveva modificato il regolamento in modo da favorire chi fosse residente a Ferrara da almeno 3 anni. Un criterio che inevitabilmente sbilanciato l’esito delle graduatorie a favore dei cittadini autoctoni. “Se pensano di fermarmi si sbagliano di grosso. Prendiamo atto della sentenza, ma andiamo avanti e resisteremo in giudizio fino all’ultimo grado”, annuncia con un post su Facebook il primo cittadino. E attacca, citandole per nome, le due donne straniere che hanno impugnato la graduatoria: “Ecco come queste persone, che abbiamo aiutato e continuiamo ad aiutare, ripagano la generosità dei ferraresi”.