Come ogni anno, il 21 giugno si celebra la Giornata nazionale per la lotta contro le leucemie, i linfomi e il mieloma. Un’occasione utile per fare il punto sull’avanzamento della ricerca scientifica nel campo dell’Ematologia, ovvero legata agli studi del sangue, degli organi che lo generano e delle sue malattie. Una giornata ricca di eventi a supporto dei pazienti e delle loro famiglie, ma anche rivolti a chiunque voglia saperne di più attraverso numerose campagne informative. L’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri (Irccs), insieme alla Fondazione Monza e Brianza per il bambino e la sua mamma (Mbbm) e all’Associazione italiana di ematologia e oncologia pediatrica (Aieop), da anni è in prima linea nella conduzione degli studi di monitoraggio terapeutico dei chemioterapici utilizzati contro la leucemia linfoblastica acuta (Lla) che riguarda circa l’85% dei casi di leucemia infantile con maggior incidenza tra i tre e cinque anni. Ma oggi, con gli attuali protocolli terapeutici “il tasso di guarigione è molto alto, complessivamente attorno all’85%” afferma l’istituto.

Questa forma di leucemia è più comune nei bambini rispetto agli adulti ed è in assoluto il tumore pediatrico più frequente con circa un terzo dei casi di tumore pediatrico diagnosticati annualmente in Italia. La Lla – spiega l’Irccs – è un tipo di tumore ematologico che colpisce il midollo osseo dove le cellule che danno origine ai normali linfociti, fondamentali nel nostro sistema immunitario per la protezione dalle infezioni (alcuni di essi producono gli anticorpi) vengono sostituiti da cellule immature precursori dei linfociti, chiamate blasti leucemici. Questi blasti si accumulano nel midollo osseo e di conseguenza la produzione delle altre cellule ematiche normali viene progressivamente compromessa portando alla manifestazione di segni e sintomi tipici della malattia, come febbre, anemia, perdita di sangue (manifestazioni emorragiche), ingrandimento di linfonodi, fegato e milza.

Per trattare la malattia, è necessario che il paziente assuma diversi potenti chemioterapici, capaci di distruggere massivamente le cellule leucemiche presenti nel midollo osseo. Lo scopo del trattamento è quello di ridurre progressivamente il numero di cellule malate nel corpo e di raggiungere uno stato chiamato di “remissione completa”, poi consolidata in maniera con ulteriori trattamenti fino alla guarigione. Per ottenere la più alta percentuale di remissione e il suo mantenimento nel tempo con il massimo beneficio terapeutico possibile e la minore incidenza di tossicità, è fondamentale durante molte delle fasi dei protocolli utilizzati l’impiego di un farmaco biologico chiamato asparaginasi che sfrutta una debolezza delle cellule malate e le priva di un amminoacido fondamentale per la loro crescita, l’asparagina. Data l’impossibilità delle cellule tumorali di produrre autonomamente questo amminoacido, queste muoiono. Per assicurarsi che il farmaco stia avendo successo nell’eliminare l’asparagina è necessario un continuo monitoraggio terapeutico dei livelli nel sangue dei pazienti. Attività di cui si occupa in maniera particolare l’Irccs che ha contribuito, nell’ultimo decennio, a fornire preziosi dati di utili ad eventuali modifiche di dosaggio o dello schema terapeutico.

Le campagne di sensibilizzazione sul tema sono fondamentali per imparare a riconoscere i sintomi e agire in tempo. Per questo, l’Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma (Ail) ha messo a disposizione di chiunque voglia avere informazioni in ambito ematologico un numero verde gestito da un team di medici pronti a chiarire dubbi sulla malattia e sui centri di terapia presenti in Italia. Come fa sapere l’Ail, la giornata racconta anche l’impegno delle sezioni italiane a favore dei pazienti e delle loro famiglie. Un sostegno che non è mai scemato anche nelle fasi più critiche dell’emergenza Covid-19, potenziando i servizi domiciliari.

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