Cronologia dei fatti principali. Tutto ha inizio con due lettere pubblicate su The Lancet e Nature – Il 18 febbraio 2020, The Lancet pubblica una lettere di “ferma condanna contro le teorie della cospirazione che suggeriscono che Sars-Cov2 non ha origine naturale”. La lettera ha molta risonanza, è ripresa dalle maggiori testate giornalistiche. È passata una settimana dal giorno in cui l’Oms ha definito per la prima volta il nome della malattia causata dal virus Sars-CoV2: COVID19. In quel momento, era estremamente complicato trarre conclusioni così nette: mancavano troppe informazioni, talune ancora oggi indagate. Eppure, i firmatari della lettera concludevano con ostentata certezza che “il virus ha origine nella fauna selvatica”. In seguito, si è scoperto che la lettera era stata voluta e redatta da Peter Daszak, presidente dell’EcoHealth Alliance di New York. L’organizzazione ha finanziato la ricerca sui coronavirus proprio all’Istituto di Virologia di Wuhan. Non solo, era esplicita la richiesta di Dasazak – fatta per email – di non comparire come organizzazione EcoHealth Alliance nella lettera a The Lancet. I firmatari della lettera erano Rita Colwell e James Hughes, membri del consiglio di amministrazione di EcoHealth Alliance, William Karesh, vicepresidente esecutivo del gruppo per la salute e le politiche, Hume Field, consigliere scientifico e politico, ecc. Questo conflitto di interessi non è stato dichiarato ai lettori di Lancet. Al contrario, la lettera concludeva: “Non dichiariamo interessi concorrenti”.

Una seconda lettera che ha avuto notevole impatto sull’opinione pubblica, è apparsa su Nature. Stando alla ricostruzione di Nicholas Wade, che ha lavorato nello staff di Science, del New York Times e della stessa Nature, anche in questa lettera – del 17 marzo 2020 – si sosteneva la tesi che “SARS-CoV-2 non è nato in laboratorio né è un virus intenzionalmente manipolato”. In questo caso le argomentazioni principali erano due. La prima: non vi sono segni rivelatori di manipolazione. La possibile risposta a questa ipotesi è che i “vecchi” metodi di tagliare e incollare i genomi virali conservavano “tracce” di manipolazione, ma i metodi più recenti (“no-see-um” o “seamless”) non lasciano alcun segno. Né lo fanno altre tecnologie per manipolare i virus, come il passaggio seriale o il trasferimento ripetuto di virus da una coltura di cellule ad un’altra. La seconda argomentazione espressa nella lettera è che: se fosse stato modificato il virus sarebbero state usate “dorsali di DNA” note (l’RNA è difficile da manipolare, quindi si converte prima il genoma dell’RNA in DNA), e non sono state trovate dorsali note. La possibile controrisposta: le dorsali del DNA sono facili da realizzare, può essere stata usata una non pubblicata e nota. Quindi le argomentazioni sostenute dalla lettera non sono ineccepibili e definitive.

La lettera su The Lancet

La lettera su Nature

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