Sono passati esattamente vent’anni. Era il tripudio di una Virtus Bologna invincibile, capace di vincere Coppa Italia, Eurolega e quindi il campionato in una finale tutta “made in Basket City”, contro la Fortitudo. L’ultimo atto a quel livello di un derby iconico: tantissime stelle in campo, con leader straordinari da una parte e dall’altra come Emanuel Ginobili e Carlton Myers. C’era anche Ettore Messina, che allora sembrava assolutamente impossibile dissociare dalla sua immagine di uomo Virtus, e che ora ha assistito al trionfo di quella che è stata la sua squadra e che oggi festeggia il secondo trofeo importante – dopo la risalita in Serie A – dell’era Zanetti, Mr. Segafredo.

Un trionfo meritato nel contesto di una finale dominata – tecnicamente, emotivamente, fisicamente – contro una Armani Exchange Milano che è arrivata fin qui con gli indubbi favori del pronostico ma che in maniera altrettanto evidente il proprio meglio, in questa stagione, lo aveva già espresso. Il che non è una giustificazione, perché è logico che ci si aspetti niente di meno della perfezione da una squadra diretta da uno degli allenatori più prestigiosi del mondo, con campioni veri a disposizione e il budget più importante d’Italia. La perfezione, però, non è di questo mondo, e se il tema della stanchezza (91 partite fanno di Milano la squadra di club ad aver giocato più gare, a oggi, tra Europa e NBA) è senz’altro corretto, bisognerà chiedersi dalle parti del Forum di Assago perché non si sia arrivati “pronti” a una finale scudetto. Cose che peraltro si possono dire sempre dopo, perché riavvolgendo il nastro lo scudetto di Bologna è una storia davvero straordinaria.

12 marzo 2019 – La squadra, modesta in campionato, deficitaria in Coppa Italia (dominata da Cremona in semifinale), ha ancora l’obiettivo della qualificazione ai playoff e la Basketball Champions League (a oggi la terza coppa europea). Coach Pino Sacripanti subisce così il primo esonero della sua carriera e al suo posto arriva Sasha Djordjevic, che viene accolto da re nonostante una storia sportiva che lo ha visto protagonista solo con le grandi rivali della Virtus (Milano, Fortitudo Bologna, Pesaro, Milano da allenatore). Vince la Coppa, manca i playoff, ma la valutazione è che la sua presenza, il carisma naturale e le sue conoscenze (anche intese come network) possano permettere alla squadra e al club di salire di tono. Si parla insistentemente di incontri anche con l’Eurolega, di wild card, di speranze di tornare nel gotha d’Europa. Arriverà, l’Eurocup, nonostante qualche dichiarazione ballerina e una scelta digerita il giusto a livello di politica sportiva, ma l’idea è, se non altro, chiara: la Virtus vuole tornare al livello più alto.

15 luglio 2019 – Da molto tempo a Bologna mancava una superstar. Inseguito a lungo, con una sequenza impressionante di indiscrezioni favorevoli e/o contrarie, quel giorno il playmaker serbo Milos Teodosic scende dal’aereo e varca le porte del “Marconi” di Bologna. Un evento totalizzante per il tifo bianconero, un investimento importantissimo sul piano economico per un giocatore classe 1987 che dopo una vita spesa in Eurolega e l’esperienza NBA con i Los Angeles Clippers era a caccia dell’ultima, forse, grande sfida da protagonista della sua carriera. Reparto guardie interamente serbo con Stefan Markovic: la triade serba insieme ha fatto grandi cose in nazionale (argento ai Mondiali 2014 e alle Olimpiadi 2016), e alla Virtus quando parli di Serbia (Danilovic) parli di gloria. Sulla classe, la “magia”, la qualità di Teodosic non si potevano avere dubbi. Sarebbe stato anche un leader dello stesso livello per una squadra che, in quel momento, gli era molto lontana? Obiettivo chiaro: vincere l’Eurocup, soprattutto, per tornare in Eurolega.

27 aprile 2020 – La stagione delle V Nere si interrompe definitivamente a causa della pandemia. Alla decisione della Legabasket Serie A (7 aprile) si aggiunge anche quella dell’Eurocup. Fino a quel momento i bolognesi avevano letteralmente dominato il campionato (18 vinte, 2 perse), e fatto il loro dovere in Europa (12 vinte, 4 perse in totale). La nota dolente arrivò in Coppa Italia, l’ultimo grande evento cestistico giocato a porte aperte senza restrizioni (Pesaro, 13-16 febbraio): sconfitta nei quarti di finale conto Venezia, 82-81, e qualche dubbio sulla capacità della squadra di vincere “quando conta” comincia a serpeggiare. Non si avrà mai la controprova.

7-9 dicembre 2020 – Il giorno precedente, la Virtus aveva pensato di celebrare una festa: quella dell’esordio di Marco Belinelli, tornato in Italia a 35 anni nella squadra che lo ha cresciuto, che aveva lasciato per diventare un idolo della sponda fortitudina di Bologna per poi conquistarsi – con fatica e merito – un posto nella NBA, con tanto di titolo conquistato nel 2014 a San Antonio. Il “teatro” era la Segafredo Arena, l’avversaria la Sassari di Gianmarco Pozzecco. Ecco, niente festa: vince Sassari, ma soprattutto non gioca Belinelli. Nel “backstage” succede di tutto, compreso l’impensabile: Sasha Djordjevic viene esonerato. Markovic, uno dei suoi fedelissimi, commenta così su Instagram: “Ecco cosa succede quando chi non conosce il basket prende delle decisioni”. E ora? Fermi tutti. Il tecnico serbo torna in panchina a poche ore dall’esonero. L’amministratore delegato bianconero, Luca Baraldi, definisce l’accaduto “un momento di crescita per tutto il club”. Il 9 dicembre Djordjevic guida la squadra a Montecarlo, in Eurocup, vincendo.

14 aprile 2021 – Bologna, gara-3 della semifinale di Eurocup. Di fronte i russi dell’UNICS Kazan il cui general manager è Claudio Coldebella, che da giocatore vinse tre scudetti consecutivi con la Virtus. Un epilogo arrivato dopo una gara-2 combattutissima in Russia, vinta dall’UNICS per 85-81. La prima sconfitta europea della stagione virtussina, dopo 19 vittorie. In gara-3 passano ancora i russi, 107-100, con una Segafredo incapace di imporre ritmo, forza, fisicità e piano partita: un tonfo clamoroso, perché sarebbe bastato andare in finale per qualificarsi all’Eurolega e centrare l’agognato traguardo, ragione d’essere principale di tanti e assai costosi investimenti sportivi. Da quel momento in avanti la stagione sembra essere considerata un fallimento a ogni livello. Il campionato sembra ingiocabile: 7 sconfitte casalinghe in stagione regolare, nessuno ha fatto peggio tra le prime 8 in classifica, un dato capace di offuscare il 12-2 ottenuto nelle gare fuori casa, miglior dato assoluto. La Coppa Italia un’altra delusione, perché è ancora una volta Venezia a fermare i bianconeri nei quarti di finale.

5 giugno 2021 – Il giorno di gara-1 delle finali italiane: sia Milano che Bologna ci arrivano dopo un doppio 3-0 nei turni precedenti, ma solo pochi giorni prima l’Olimpia di Messina aveva fatto tremare il Barcellona in semifinale di Eurolega, sbagliando il tiro per vincerla. Bologna, dal canto suo, sembra avviata a una stagione da minimo sindacale – perché se si parla del budget di Milano, si deve parlare anche di quello di Bologna, inferiore ma comunque molto importante rispetto alla concorrenza interna – e con coach Djordjevic che sembra arrivato al capolinea. I nomi dei sostituti del serbo si sprecano: Simone Pianigiani, Andrea Trinchieri, Luca Banchi, Walter De Raffaele, in ultimo – e certamente molto prestigioso – Sergio Scariolo. Sembra tutto già scritto. I precedenti stagionali, inoltre, dicono 3-0 per Milano (finale Supercoppa, stagione regolare). Invece…

11 giugno 2021 – La Virtus vince il 16° scudetto della propria storia, il terzo su tre finali contro Milano, con un 4-0 che ha dello straordinario. Milano appare stanca, forse più nello spirito che nelle gambe, e viene prima sorpresa e poi travolta. Bologna sente l’aria del colpo grosso, Djordjevic cambia un po’ di carte: molto spazio in avvio a giocatori più freschi, atletici e aggressivi anche “abbassando” l’assetto tattico (Alessandro Pajola, Awudu Abass, Kyle Weems in posizione di ala forte), rinuncia al doppio lungo sistematico, fa partire dalla panchina gli assi Teodosic e Belinelli, Markovic è indemoniato difensivamente come mai si era visto. Messina prova a cercare risposte, non ne trova. Cambia assetti, quintetti, roster (fuori l’americano Zach LeDay, un candidato come miglior giocatore della stagione, in gara-3), ma la sua Olimpia sembra buttata nell’acqua senza saper nuotare. Teodosic si prende la scena (sarà eletto MVP delle finali) e con lui Pajola: 21enne fatto in casa, l’esempio dell’esterno indomabile difensore e giocatore di squadra, che nei playoff diventa pure pianista (passando, ad esempio, dal 38% da tre in stagione regolare al 50% nei playoff). Il delirio è servito, e il patron Massimo Zanetti dimostra classe e cuore dedicando il trionfo alla memoria di coach Alberto Bucci.

12 giugno 2021 – Il giorno delle domande: Djordjevic rimarrà alla Virtus? Belinelli (’86), Teodosic (87’) e Markovic (88’) ne saranno ancora indiscutibilmente i leader tecnici? Si ritenterà l’assalto all’Eurocup, per ottenere quel famoso pass per l’Eurolega, e c’è da stabilire come. E Milano? Come valutare una stagione chiusa con le vittorie in Supercoppa, in Coppa Italia, un terzo posto in Eurolega, il primo in campionato e poi la finale scudetto? La sensazione è che se avesse perso “meglio” forse il colpo sarebbe stato meno duro e tutto sommato accettabile, benché contro il pronostico, contro una squadra che ha puntato sulle grandi firme per competere, non certo per accontentarsi di partecipare. Risultati alla mano, a mente fredda, è sicuramente una stagione importante. Lo 0-4, però, è una macchia più che sgradevole su uno splendido abito firmato.

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