Mamma li italiani! Ci hanno umiliati, noi figli di Erdogan il Sultano, non succedeva dal Trattato di pace del 1912, ad Ouchy, quando siamo stati costretti a ceder loro la Tripolitania, la Cirenaica, il Fezzan e il Dodecanneso! Ci perdoni Allah il Misericordioso, se non abbiamo rispettato la Sura della Vacca (115, “Ad Allah appartengono l’Oriente e l’Occidente”), e se abbiamo macchiato la memoria dei nostri grandi avi, vittoriosi e splendidi condottieri capaci di travolgere ogni esercito nemico, dopo aver attraversato deserti, montagne, fiumi!

Loro hanno toccato il pallone 794 volte, noi 515.

Loro hanno tirato verso la porta 24 volte, centrandola in 8 occasioni e segnando tre reti. Noi abbiamo tirato solo la miseria di una volta, fuori. Desolante è stato il possesso di palla, appena il 36,7 per cento, quasi la metà della loro…

Ci siamo comportati come il grande ammiraglio Mehemet Ali, comandante della flotta a Lepanto, che sottovalutò la tenacia dei Veneziani, la volontà dei pontifici, l’ardore di don Giovanni d’Austria. Ci sconfisse la loro coesione, perché dimenticarono di essere veneziani, genovesi, napoletani, siciliani, ed insieme agli aragonesi e ai castigliani si mossero contro le nostre galere uniti dall’afflato del loro credo. Allora, scrissero gli storici, la loro fu comunque una vittoria senza conseguenze. Speriamo lo sia anche la nostra.

Ci sentiamo, tuttavia, scossi da antiche inquietudini, anche se eravamo arrivati a Roma pieni di nuovissime, ardite tentazioni. Per vendicarci dell’ennesimo scacco: volevamo organizzare il torneo in Turchia, per la quinta volta ci abbiamo provato vanamente, per la quinta volta l’Uefa ci ha detto di no. E questo rifiuto si aggiunge alla scelta di Tokyo che nel settembre del 2013 batté la candidatura di Istanbul, sul filo di lana dell’ultimo scrutinio… la nostra federazione, sei anni dopo, si propose per mettere in piedi l’Euro del 2028.

Vedremo, l’attribuzione sarà votata nell’autunno del 2022, ma i giuristi specializzati in diritto dello sport la vedono difficile, perché uno dei criteri che regolano l’attribuzione delle organizzazioni sportive europee è legata al rispetto dei diritti dell’uomo e della libertà d’espressione. E’ successo così, nel settembre 2018, quando ha vinto la candidatura tedesca per il 2024, dinanzi alla nostra. O quando la Francia prevalse per un solo voto (7 contro 6) nel 2010, ed ottenne l’Euro 2016.

L’Italia ci ha dunque giocato un tiro mancino. Anzi, Mancini. Dimostrando che la coralità prevale sulle individualità. Che se il mondo moderno è ormai ferocemente diviso tra modernità e tradizione, nel calcio la tradizione è fondamentale elemento di modernità. Non si vincono quattro campionati del mondo così, per caso, ma perché si sa giocare al calcio. E se si è fedeli al proprio glorioso passato. L’Italia è in pieno Rinascimento calcistico. Ci aspettavamo un’Italia in difesa, l’abbiamo scoperta tutta offensiva.

Siamo stati traditi dal nostro cuore indeciso. La partita, però, è stata utile lo stesso: ci ha rivelato i nostri difetti, dobbiamo esaminarli senza imbarazzo. Il cammino è ancora lungo. La lezione che ci hanno impartito è semplice: bisogna saper rinunciare alle vecchie abitudini, senza tuttavia negare la propria identità. Siamo stati battuti da una squadra in fondo divertente, fluida e vibrante.

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