La paura del contagio è al livello più alto dal marzo 2020: 9 italiani su 10 sono spaventati. E il 58% ritiene che il vaccino anti Covid debba essere obbligatorio per tutti, mentre un altro 21% lo reputa indispensabile almeno per operatori sanitari e altre categorie a rischio. Il sondaggio di Demos per Repubblica mostra che, a più di un anno dallo scoppio della pandemia, gran parte dei connazionali si sente insicura e teme che l’uscita dal tunnel sia lontana: quasi uno su quattro crede che dovremo trascorrere insieme al virus molti anni, il 56% almeno un anno. I timori vanno di pari passo con la fatica psicologica per le restrizioni: un’altra rilevazione, condotta in questo caso da Euromedia research di Alessandra Ghisleri per La Stampa, rivela come sia in crescita la quota di italiani che ammettono di “non farcela più”. E tra loro c’è il 55% degli studenti e il 36,4% delle casalinghe. Nonostante questo, la maggioranza relativa (45,3%) concorda sul fatto che le aperture e chiusure devono essere decise sono sulla base del numero di contagi e decessi. Un altro 40,2% auspica che si fissi una data oltre la quale aprire, anche in base agli sviluppi della campagna vaccinale.

Ilvo Diamanti, fondatore di Demos, nell’analisi sul quotidiano romano spiega che nella seconda Pasqua “rossa” è cresciuta “la componente sociale che immagina “un futuro senza futuro”: 8 italiani su 10 si stanno preparando a una lunga convivenza” con il Covid. E dunque “mostrano una disponibilità molto ampia verso i metodi e gli strumenti di contrasto e di prevenzione. Anzitutto, i vaccini”. Solo due su 10 hanno un atteggiamento di diffidenza e rifiuto, mentre quasi 6 italiani su 10 considerano l’obbligo per tutti una soluzione auspicabile. E circa 8 su 10 condividono l’utilità del passaporto vaccinale europeo per spostarsi all’estero o all’interno dei paesi per lavoro o turismo.

La Ghisleri sulla Stampa affronta invece il tema della tenuta psicologica: in 15 giorni sono saliti di 2 punti percentuali, al 30,6%, coloro che dichiarano di “non farcela più”. Tra i pensionati la quota si ferma al 28%, mentre i più esasperati sono studenti e casalinghe seguite dai disoccupati (35,8% di “non ce la faccio più”) e dagli autonomi (32,6%). Il 27,5% del campione invece si sente “ancora forte” e in grado di andare avanti: i più resilienti sono proprio i pensionati (34%) mentre gli studenti, provati dalla dad, appaiono i più fragili. Oltre al 55% che non ce la fa più, un altro 20% dice di avere “i primi segni di cedimento nervoso“.

Tornando alle restrizioni, dal sondaggio di Euromedia emerge che solo il 26,8% prolungherebbe le attuali chiusure fino all’1 maggio: il 64,3% dice no, nella maggior parte dei casi perché “l’economia, il lavoro e le attività non reggono” ma anche perché “tanto non vengono rispettate e non ci sono controlli”. Un ulteriore 10,5% è contrario perché “se i contagi calano è giusto riaprire”. Ma c’è anche chi ammette: “No perché sono stanco”.

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