Il giorno dopo il debutto di Giuseppe Conte da leader politico dei 5 stelle, o meglio da leader delneo Movimento, i portavoce hanno una sola preoccupazione: che vada fino in fondo e lo faccia in fretta. Le premesse sono chiare: l’architettura deve essere rivista dalle fondamenta e perché il Movimento evolva saranno necessari cambiamenti strutturali. Ma tutti sono consapevoli, dai più ai meno entusiasti, che la strada è segnata: la guida dell’ex presidente del Consiglio, forte dei suoi consensi personali, può far sognare al M5s il 20 per cento nei sondaggi e ridare vigore a un progetto che rischiava di perdere ogni spinta propulsiva. L’operazione è complicata e delicatissima: lo ha detto Conte agli eletti mentre illustrava il suo piano, lo sanno i parlamentari come i sindaci e gli amministratori. E proprio per questo tra i passaggi più apprezzati c’è stato quello sull’attenzione per i territori. “Da lì dobbiamo ripartire”, ha commentato ad esempio l’eurodeputato Fabio Massimo Castaldo. Come pure la sindaca di Torino Chiara Appendino: “Con una nuova identità potremo ripartire più uniti e più forti”.

In generale il clima resta di attesa: ieri l’ex premier ha dato un assaggio di quello che sarà il suo piano e i portavoce sperano di poter essere al centro del nuovo progetto. Sono tante le domande rimaste in sospeso: dai rapporti con Davide Casaleggio al processo di selezione per i nuovi incarichi fino ai contributi economici degli eletti. Molti si aspettavano risposte precise, ma i temi sono spinosi e dovranno aspettare ancora. “L’importante è che il cambio sia reale”, è il ragionamento nei corridoi. “I vertici di prima hanno fallito e serve un intervento drastico, di discontinuità con il passato. Speriamo soprattutto di essere coinvolti”. Il tempo corre: l’ex premier si è preso un mese per riflettere, i portavoce ora reclamano la sua guida e la sua presenza. Lo ha detto il capogruppo Ettore Licheri in assemblea: “Siamo stati sommersi dalle offese per la scelta di sostenere il governo Draghi”. Quel legame con la base, andato in frantumi in nome della responsabilità, va ricostruito al più presto. Intanto oggi Luigi Di Maio ha visto Enrico Letta: il neosegretario Pd ha già incontrato Conte la settimana scorsa, ma ha voluto fare visita anche al ministro degli Esteri M5s. Fonti dem hanno parlato di “ottima intesa” e riferito che hanno discusso di Recovery, Europa e alleanze. Tutto qui? Il faccia a faccia era già in programma da un po’, ma il timing è stato dei meno opportuni: neanche 24 ore fa Conte ha chiesto di muoversi come “un unico Movimento” e già Di Maio sembra tessere la sua rete.

“Evoluzione naturale”. “Dobbiamo ripartire dai territori” – “La verità è che al momento Conte ha l’appoggio dei gruppi a prescindere da cosa dice”, confida un parlamentare a ilfattoquotidiano.it. “Ieri è stata solo una prima presentazione, ancora mancano i veri contenuti. Ma non c’è dubbio che è la nostra scelta migliore”. Insomma, Conte sa che può contare sul sostegno dei gruppi: è una figura stimata e apprezzata, il presidente del Consiglio che “ha dato credibilità al Movimento anche all’estero” (parola dell’eurodeputata Tiziana Beghin). Per molti, è Conte l’ultima chance per il ritorno in Parlamento.

Anche per questo gli endorsement pubblici (e pesanti) sono stati tanti: Luigi Di Maio, Laura Castelli, Stefano Buffagni, Francesco D’Uva, Paola Taverna, Federico D’Incà, Carlo Sibilia e Roberta Lombardi. Compatti anche gli esponenti accusati di fomentare le cosiddette correnti, dal think tank Innovare (Currò) a Parole Guerriere (Nesci). Messaggi di rito, ma non solo. “Parliamo di una persona capace e competente, che ha saputo riportare l’attenzione sulla questione morale, facendo risorgere l’etica all’interno della politica”, ha detto il vice presidente del Parlamento europeo Castaldo. “Ho apprezzato i passaggi sulla volontà ferrea di non abdicare alle battaglie storiche del Movimento e soprattutto l’attenzione alla valorizzazione degli attivisti e del territorio, dal quale (come dico ormai da 2 anni) dobbiamo ripartire, fornendo le risorse adeguate ai nostri gruppi locali, in termini professionali ed economici”. Un appoggio arrivato anche da una sindaca molto ascoltata nel Movimento come Chiara Appendino: “Ha centrato perfettamente i temi. Credo che il contributo che darà ci permetterà di avere una nuova identità e di tornare ad essere più forti e uniti e sono sicura che con lui il Movimento potrà ripartire. Penso abbia detto cose corrette, che abbiamo bisogno di strutturarci, anche a livello territoriale, e dall’altro lato di portare l’esperienza delle nostre città a livello nazionale”. Nessuna remora quindi, a parlare di “evoluzione naturale” come ha fatto Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali alla Camera: “Ripartiremo da un rapporto più intenso con i territori. Le piazze delle idee saranno le nostre nuove agorà, più aperte che mai”. Mentre per la senatrice Alessandra Maiorino con “Conte si vola alto”: “Il discorso del presidente Conte ha delineato un nuovo Movimento aperto alla società civile”, ha dichiarato.

Il fronte meno convinto e le spinte degli ex. Di Battista: “Non basta pubblicare una foto con Conte” – A Conte gli eletti chiedono di fare in fretta anche perché i problemi da affrontare, quelli emersi nella lunga reggenza di Vito Crimi, rimangono e sono sempre più urgenti. Le mancate risposte, soprattutto quelle sull’organo collegiale mai eletto, hanno dato fastidio a una parte degli eletti, ma per ora la questione non è stata sollevata. Conte ha promesso degli incontri dopo Pasqua per “ascoltare le proposte” e lì sperano che possa nascere un confronto. Per il resto si predica prudenza: è l’inizio di un percorso, poi si vedrà. Chi scalpita sono gli espulsi e in generale veterani del Movimento che hanno lasciato quella che per loro era una “casa” e ora cercano di capire come si mettono le cose (ad esempio Nicola Morra e Barbara Lezzi). Anche di loro dovrà occuparsi Conte. Chi ha già mandato un messaggio chiaro e per niente distensivo è l’ex deputato M5s Alessandro Di Battista: “Ai miei ex-colleghi dico che per sostenere Conte non basta pubblicare una foto”, ha scritto in coda a un post contro l’editore Carlo De Benedetti che su La7 ha previsto “un calo di consensi per Conte”. E rivolgendosi agli eletti 5 stelle Di Battista ha detto: “Serve prendere di petto personaggi potenti, potenti e sopravvalutati, potenti e protetti. Serve questo, nonostante le conseguenze”. Un’accusa al coro di sostegni ricevuto da Conte nelle ultime ore? Anche. Di sicuro, oltre a Di Battista, i parlamentari fuoriusciti dopo la nascita del governo Draghi guardano con interesse a cosa succede nel Movimento. E anche il loro dossier potrebbe essere riconsiderato dal nuovo leader. “Se ci dà garanzie potremmo rientrare”, ha detto proprio oggi il deputato Giorgio Trizzino.

Gli apprezzamenti di Pd e Leu, i silenzi degli altri e gli attacchi di Calenda – Segnali di apprezzamento molto chiari, intanto sono arrivati dagli alleati della coalizione: sia Pd che Leu. Tra i primi entusiasti c’è il braccio destro di Zingaretti Goffredo Bettini, che parla di “forte volontà di innovazione” del Movimento: i due, come rivelato da il Fatto quotidiano, sono in stretto contatto da tempo. Ma non è l’unico ad applaudire. “Le parole di Giuseppe Conte ieri sono impegnative”, ha detto il vicesegretario dem Peppe Provenzano a RaiNews24, “finalmente un riconoscimento pieno del ruolo del Parlamento e delle istituzioni e la risoluzione del legame un po’ inquietante che c’era con l’azienda privata Casaleggio Associati. E soprattutto una cornice politica e programmatica che è riconducibile al centrosinistra, questo favorisce un percorso di lavoro comune con il Movimento 5 stelle a guida Conte. E’ un po’ stato il senso dell’incontro tra Enrico Letta e l’ex premier”. Linea condivisa anche da Leu: “Discorso di ampio respiro che colloca il nuovo M5s nel campo della sinistra e offre spunti interessanti per tutti, come il richiamo a un ecologismo integrale, l’impegno per la giustizia sociale e l’obiettivo di un nuovo Statuto dei lavoratori adeguato alle condizioni di lavoro in questi tempi”, ha detto la senatrice Loredana De Petris. Silenzio totale invece dagli avversari politici del centrodestra. Mentre chi è partito all’attacco, non è una novità, è stato il leader di Azione Carlo Calenda: “Conte è uno che dice, che gli piace la transizione ambientale senza spiegare cosa è, fa un sacco di retorica. E’ Conte”, ha detto a Tagadà su La7.

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