È stata confermata dalla Cassazione la condanna per tentata estorsione a carico dell’ex direttore del Tg4 Emilio Fede nell’ambito del processo per il fotoricatto nei confronti di Maurizio Crippa, il direttore generale dell’informazione di Mediaset che il 28 marzo 2012 decise il licenziamento del giornalista dopo gli strascichi legati al caso Ruby.

La Suprema Corte ha deliberato in favore della sentenza di secondo grado, convalidando il verdetto emesso dalla Corte di Appello di Milano che il 4 aprile 2019 aveva già lievemente diminuito l’originaria condanna in primo grado di due anni e tre mesi di reclusione. Il ricorso di Fede, residente a Napoli e che negli scorsi mesi era stato ricoverato in un Covid hotel, è stato dichiarato “inammissibile”. L’ex giornalista Mediaset dovrà anche versare 2mila euro alla Cassa delle Ammende.

Secondo i giudici della Cassazione, i magistrati lombardi hanno “adeguatamente giustificato la ricostruzione del ruolo di mandante del Fede rispetto all’elaborazione di foto compromettenti da utilizzare contro il Crippa, individuato come il principale responsabile del suo licenziamento da Mediaset”. I giudici di terzo grado aggiungono che sono state “ampiamente illustrate le ragioni, di fatto e logiche, in virtù delle quali il Fede è stato individuato quale ideatore del reato di estorsione, programmando la realizzazione delle immagini compromettenti per il Crippa, nonché quale autore del tentativo di utilizzo delle stesse a fini strumentali rispetto al disperato tentativo di evitare il licenziamento da Mediaset che il Crippa, responsabile dell’informazione, aveva deciso di attuare”.

Nell’ambito dello stesso procedimento, Fede, affidato ai servizi sociali in seguito alla condanna a 4 anni e 7 mesi nel processo Ruby, è stato anche condannato per la minaccia tramite sms rivolta al suo ex personal trainer Gaetano Ferri, anche lui convolto nel fotoricatto e giudicato con rito separato per aver assemblato il fotomontaggio.

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