“Abbiamo dimostrato di essere una grande comunità nei giorni del dolore. Dimostreremo di esserlo anche nei giorni della speranza e del riscatto. Li attendiamo presto”. Sono alcune delle parole scelte dall’ex premier Giuseppe Conte, che in un messaggio postato su Facebook ha voluto ricordare le immagini del 18 marzo scorso, quando l’Italia vide a Bergamo i mezzi militari impiegati per il trasporto delle salme dei morti per il coronavirus. Un’anno dopo, oggi ricorre la prima Giornata nazionale delle viittime del Covid.

“Esattamente un anno fa questa fotografia, scattata da un balcone di Bergamo, si diffuse rapidamente in tutto il mondo, divenendo la tragica icona del nostro lutto nazionale. Il ricordo di tante vite spezzate, il dolore per tanti affetti perduti ci deve ora trasmettere la forza per vincere questa sfida”, scrive Conte. “I camion militari che trasportavano fuori città centinaia di bare delle vittime della prima, grande ondata di Covid-19, ci costrinsero a misurarci con una ferita destinata ad aprire uno squarcio di dolore senza fine nella nostra comunità nazionale”.

“Sono stati giorni terribili – si legge ancora nel post – Il grande senso di responsabilità e la necessità di rimanere lucidi e reattivi ci hanno dato la forza per affrontare questa grande sofferenza collettiva. L’adesione dei cittadini allo slancio unitario di protezione dei più fragili ci ha consentito di non rimanere sopraffatti nel momento più duro della nostra storia più recente”, scrive Conte, che solo pochi giorni dopo, il 22 marzo 2020, decise con un nuovo Dpcm di fermare tutte le attività non essenziali e strategiche per frenare l’aumento dei contagi.

“Oggi è la Giornata nazionale dedicata alle vittime di questa pandemia – continua Conte – Il ricordo ci riporta a quei giorni in cui acquistammo tutti la piena consapevolezza che la salute dei nostri cittadini, anche dei più anziani e vulnerabili, sarebbe stato il valore supremo da difendere, la cifra della nostra civiltà. Fu allora che ci persuademmo che i sacrifici personali, grandi o piccoli che sarebbero stati, la solidarietà collettiva, la responsabilità condivisa sarebbero stati i nostri imperativi categorici“, conclude l’ex premier.

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