Il pm Julia Maggiore ha chiesto stamani una condanna a un anno e sei mesi per l’ex presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari e per l’ex dg Luca Bronchi (unico presente in aula) e un anno per il dirigente Davide Canestri. La richiesta di pene attiene al processo che si svolge ad Arezzo per il filone di indagine relativo all’accusa di falso in prospetto. Gli ex manager vengono accusati di non aver fornito al mercato degli investitori le informazioni corrette e necessarie per valutare il rischio insito nelle obbligazioni subordinate, spesso vendute anche a piccoli risparmiatori, e il cui valore è stato azzerato dal decreto Salvabanche del 2015.

La struttura dei procedimenti giudiziari che riguardano il crack Etruria è piuttosto complessa. A fine febbraio è stato archiviato il “procedimento madre” che ha generato una serie di stralci dando vita ad una serie di processi indipendenti tutt’ora in corso. Da quello attinente alla bancarotta vera e propria a quelli relativi alle consulenze d’oro e appunto il falso in prospetto.

Fornasari e Bronchi, nell’ambito del processo principale sul crac , in svolgimento sempre ad Arezzo e che vede 25 imputati, sono stati condannati in rito abbreviato a 5 anni di reclusione per il reato di bancarotta. Inoltre, per quanto riguarda il procedimento per il presunto reato di ostacolo alla vigilanza di Bankitalia, entrambi sono stati condannati dalla Corte d’appello di Firenze a un anno e un mese, con pena sospesa, mentre Canestri è stato assolto.

Appena iniziato il procedimento che riguarda le consulenze d’oro: 4 milioni di incarichi, troppo generosi secondo l’accusa, in cui è imputato anche Pierluigi Boschi, padre dell’ex ministro Maria Elena.

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