Dunque, nonostante quello che molti benpensanti e anticonformisti desideravano, consigliavano, auspicavano, nonostante l’hashtag #iononguardoSanremo (io invece non guardo il curling ma non sento il dovere di proclamarlo), anche questa volta Sanremo è partito. Ed è partito bene, sia sul piano degli ascolti, inferiori all’anno scorso ma sempre notevoli, sia sul piano artistico (non parlo di musica, solo di Tv). Per cui parte anche la mia quotidiana ricerca del meglio e del peggio di ogni serata che dovrete sopportare fino alla fine di questa interminabile settimana.

Nella prima serata il meglio e il peggio si sono consumati nel giro di pochi minuti, quelli iniziali. Cominciamo dalla nota di demerito che tocca ad Amadeus per il segno della croce che ha accompagnato la sua entrata in scena. Sia chiaro, non ne faccio una questione di laicità del servizio pubblico, né di esibizione fuori luogo di simboli religiosi, ma un problema diverso, forse opposto. Ho sempre trovato saggio e ineludibile il comandamento che vieta di nominare il nome di Dio invano. Appunto: invano.

Ecco richiedere la partecipazione divina alla buona riuscita di uno spettacolo, per quanto sia un gesto sincero, mi pare un po’ egocentrico, un po’ vano. Tanto più se inserito in un clima che già aveva preso una piega leggera, ridanciana come era accaduto con il gioco delle voci fuori campo sullo schermo nero. Tanto più se si vive in un momento in cui la protezione divina viene richiesta non “invano”, ma per questioni assai più gravi. Con quel segno della croce si rischia di dar altro spazio alle polemiche di chi sostiene (sbagliando) l’inopportunità di tenere un festival frivolo in un momento tragico. D’altronde cominciare con un piccolo errore è tipico di Amadeus: era accaduto anche l’anno scorso con la battuta del “passo indietro”, poi andò tutto bene. Conterei che vada così anche questa volta.

Ieri sera poi sono bastati pochi secondi per dimenticare il peggio e godersi il meglio. Era prevedibile che Fiorello sapesse trasformare la mancanza di pubblico in un’invenzione teatrale. Chi lo conosce bene ricorda una sua analoga performance nella striscia preserale di Sky del 2009, quando il Teatro Tenda romano restò vuoto per motivi di ordine pubblico legati alla finale di Champions disputata all’Olimpico. Come in quel caso, Fiorello non solo ha sfruttato fisicamente lo spazio vuoto ma ha trasformato le poltrone, finalmente liberate dal peso dei cu… dei vip, in presenze attoriali. “Su i braccioli, giù i braccioli! Braccioli a destra, braccioli a sinistra!” a dimostrazione che chi sa fare spettacolo lo può fare anche con il teatro vuoto. Ed è meglio che stare a lamentarsi.

Poi, tra il meglio io non posso non includere Zlatan Ibrahimovic con la sua celentanesca esibizione, ma qui per me entra in gioco un conflitto di interesse di tipo calcistico, quindi lascio perdere. A domani!

Articolo Precedente

Cronache di un Sanremo in pandemia – Loredana Bertè: musica e il resto scompare

next
Articolo Successivo

L’Eredità, la disperazione di Martina: perde 115mila euro per una lettera. Flavio Insinna: “È accaduto solo un’altra volta”

next