Oltre un mese fa, quando la crisi politica che ha portato Mario Draghi a Palazzo Chigi non si era ancora conclusa, l’erogazione degli indennizzi alle attività chiuse causa Covid sembrava la priorità assoluta di tutti i partiti. Tanto che il governo Conte, in carica solo per gli affari correnti, era al lavoro per approvare comunque il decreto Ristori 5 dopo l’ok unanime dell’Aula allo scostamento di bilancio. Ma ora che il nuovo esecutivo è pienamente operativo e sono passati 20 giorni dal giuramento dei ministri, il nuovo provvedimento ancora non si vede. Il lavoro si preannuncia lungo: il testo sarà oggetto di riunioni continue in settimana per arrivare a uno schema condiviso entro 7-10 giorni. Non solo. Stando all’ultima bozza anticipata dall’Ansa, gli esercenti potrebbero vedere i primi soldi solo dopo Pasqua. Il motivo è che, per bonificare gli aiuti, il ministero dell’Economia vuole una nuova piattaforma gestita da Sogei. La tabella di marcia prevede che la società abbia 30 giorni di tempo, a partire dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto, per costruirla. Poi si aprirà una finestra temporale per le richieste. L’Ansa calcola quindi altri 10 giorni per i primi contributi – verosimilmente inizio aprile – e la chiusura di tutta la partita entro il 30. In pratica ci saranno aziende che vedranno i soldi a oltre tre mesi dall’ultimo bonifico.

Il provvedimento, ribattezzato decreto Sostegno, prevede però anche diverse novità. A partire dalla scomparsa, ampiamente annunciata, dei codici Ateco. Il meccanismo, stando a questa bozza, non sarebbe quello del rimborso dei soli costi fissi che si ipotizzava da settimane. Ma rimarrebbe legato al calo di fatturato: non più quello del solo aprile 2020 a cui finora sono stati ancorati i precedenti ristori bensì la media mensile dell’intero anno rispetto al 2019, a patto di aver perso nel complesso almeno il 33% (ma la percentuale è ancora da confermare). Nel decreto sono previsti poi altri due miliardi di euro per il Piano vaccini, compreso il trasporto, la somministrazione e il coinvolgimento dei medici di famiglia, e le terapie anti-Covid. I licenziamenti vengono bloccati fino a fine giugno, mentre la Cassa integrazione Covid potrebbe essere prorogata fino a fine anno. Il governo lavora anche alla sospensione dell’invio di nuove cartelle per altri due mesi, cioè fino a fine aprile.

Per imprese, esercenti e partite Iva cambiano inoltre le fasce di indennizzo. La bozza attuale ne prevede quattro: il 30% per le attività con ricavi fino a 100mila euro, 25% fino a 400mila euro, 20% fino a un milione e 15% per quelle con fatturato più alto, mentre si starebbe ancora valutando come intervenire per sostenere le start up. I decreti ristori del governo Conte riconoscevano invece cifre parametrate al 20% della differenza di fatturato tra aprile 2020 e aprile 2019 per chi avesse avuto ricavi 2019 sotto i 400mila euro, 15% in caso di ricavi tra 400mila euro e 1 milione e 10% con ricavi tra 1 e 5 milioni. Questi aiuti dovrebbero coinvolgere 2,7 milioni tra imprese e professionisti con fatturato fino a 5 milioni. L’intenzione di prevedere tetti più alti di fatturato è confermata a Radio24 dalla viceministra all’Economia Laura Castelli.

“Gli uffici tecnici preposti sono al lavoro per individuare un pacchetto di misure normative di sostegno ispirato all’equità, alla celerità, alla semplificazione e alla immediatezza”, ha aggiunto il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti durante il question time alla Camera. Il provvedimento, sostiene , “è ispirato ad una radicale semplificazione delle attuali procedure, superando lo schema normativo improntato sulla base del codice Ateco e favorendo l’automatismo dell’erogazione in tutti i casi in cui ciò risulta possibile, ed eventualmente prevedendo anche in modo opzionale la possibilità di compensazione in sede di dichiarazione“. Per quanto riguarda le tempistiche di approvazione, Giorgetti fa sapere che il decreto “vedrà la luce, auspicabilmente, entro la prossima settimana“.

Nel provvedimento sarebbero previsti anche 600 milioni da aggiungere ai contributi a fondo perduto per la filiera della neve, visto lo stop definitivo della stagione per lo sci, da ripartire in Conferenza Stato-Regioni. Per la filiera della montagna, però, si starebbe ragionando su come modulare in modo diverso l’intervento. Così come si valuta se rafforzare ulteriormente il finanziamento per il piano vaccinale e sarebbe ancora in discussione la modalità con cui fare ripartire la riscossione delle cartelle. Al momento si pensa a un nuovo stop generalizzato fino al 30 aprile sia per l’invio di nuovi atti sia per il pagamento delle rate della cosiddetta ‘pace fiscale’ cioè la rottamazione ter e il saldo e stralcio. Il capitolo fiscale, peraltro, potrebbe anche contenere un nuovo stralcio delle cartelle ferme da anni nel magazzino: si ipotizza di cancellare quelle tra il 2000 e il 2015 per importi massimi fino a 5mila euro comprese sanzioni e interessi. L’intervento riguarderebbe 60 milioni di cartelle e avrebbe un costo di due miliardi tra 2021 e 2022.

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