Un contributo a fondo perduto uguale a quello ricevuto in estate sulla base del decreto Rilancio. Dunque inferiore alla cifra ottenuta invece per il mese di novembre con i decreti Ristori, che ai ristoranti e ai bar hanno destinato un aiuto doppio rispetto a quello precedente, e solo per chi fattura meno di 5 milioni di euro. E’ quanto prevede il nuovo decreto legge sulle restrizioni natalizie anti Covid varato dal governo venerdì sera. Come rivendicato dal premier Giuseppe Conte, il provvedimento prevede (a valere sui soldi stanziati con i decreti Ristori) 645 milioni per gli esercizi costretti a chiudere dal 24 dicembre al 6 gennaio, decisione che ribalta quanto previsto dal dpcm del 3 dicembre in base al quale nei giorni di Natale, Capodanno e Santo Stefano i ristoranti avrebbero potuto aprire a pranzo. In particolare 455 milioni sono disponibili di qui a fine anno e altri 190 per il 2021. In più con la manovra dovrebbe arrivare come ulteriore aiuto l‘Iva agevolata al 10% sul cibo da asporto.

La tabella con i codici Ateco dei destinatari del contributo comprende ristoranti, agriturismi, gelaterie, pasticcerie, catering, mense e ristorazione su treni e navi. Compreso anche chi fa solo asporto. Esclusi gli hotel, con Federalberghi che parla di “schiaffo finale” e commenta le nuove restrizioni definendole “beffa clamorosa per quegli imprenditori che si erano fatti in quattro per mantenere gli alberghi aperti nonostante il divieto di spostarsi da una regione all’altra, gli impianti di risalita fermi, le terme chiuse, l’obbligo di cenone in camera e mille altre regole astruse”. Ma il decreto non soddisfa nemmeno la Federazione pubblici esercizi (Fipe-Confcommercio): se il riferimento deve essere il “modello tedesco” più volte invocato per giustificare le misure restrittive – scrivono in una nota – i ristori allora ad esso dovrebbero essere ispirati: indennizzo al 75% dei fatturati calcolato sui mesi di novembre e dicembre, riduzione dell’Iva al 5%, tutela degli sfratti”.

Anche questa volta a versare i soldi sul conto corrente di chi ne ha diritto sarà l’Agenzia delle entrate. Ma il decreto stabilisce che i soldi andranno solo agli esercizi che hanno “già beneficiato del contributo a fondo perduto di cui all’articolo 25 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34″, cioè appunto il decreto Rilancio. La cifra che spetta è appunto la stessa già ricevuta in estate. Si tratta quindi del 20% della differenza di fatturato tra aprile 2020 e aprile 2019 per chi avesse avuto ricavi 2019 sotto i 400mila euro, del 15% della differenza in caso di ricavi tra 400mila euro e 1 milione e al 10% con ricavi tra 1 e 5 milioni. In ogni caso il contributo massimo sarà di 150mila euro.

Un esempio: un ristoratore che in aprile abbia fatturato 10mila euro contro i 16mila dell’aprile 2019 riceverà – come in estate – il 20% di quella perdita, 1.200 euro. Mentre a novembre sulla base dei decreti Ristori ne ha avuti 2.400. A differenza di quanto previsto dai decreti Ristori, poi, rimane il tetto di 5 milioni di euro di fatturato: oltre non si ha diritto ad aiuti. L’Associazione Nazionale Banqueting e Catering lamenta che “vorrebbe dire escludere la gran parte di chi opera nel nostro settore”.

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