Da gennaio Filippo Volandri, 40 anni il prossimo settembre, è il capitano di Coppa Davis di un’Italia che in prospettiva è la più forte di tutti i tempi. L’ex numero 25 Atp si è ritirato nel 2016 ma già da un biennio collabora con la Federazione italiana, ricoprendo la carica di Direttore Tecnico Nazionale.

Il prossimo impegno di Davis è a novembre. Cosa farà in questi mesi di attesa?
Ho già iniziato a girare per incontrare i ragazzi. Intanto li ho sentiti tutti subito per telefono, ora voglio andare nelle loro case e nei luoghi dove si allenano. Ci tengo a sapere tutto. Già li conoscevo bene e loro me, ma in un’altra veste. Spiego il progetto a lungo termine della Federazione e cerco di creare un senso di appartenenza ad una squadra in uno sport che è individuale.

Parlerà anche con i loro maestri?
Certamente. È necessario, visto che io li avrò davvero con me solo due settimane all’anno. Ma in questo sarò facilitato, negli ultimi cinque anni abbiamo stretto alleanze e collaborazioni proficue con i centri privati. Voglio avere un rapporto con i giocatori diretto o indiretto quasi quotidiano.

Attualmente nella classifica mondiale Berrettini è numero 10, Fognini 18, Sinner 34, Sonego 35, Travaglia 64, Caruso 76, Cecchinato 89. Appena fuori dai cento c’è anche il diciannovenne Musetti. È questa la Nazionale più forte di tutti i tempi?
Al momento no. Panatta è stato numero 4, Barazzutti numero 7 e allora c’era anche uno dei doppi più forti al mondo. Però sono molto fortunato, non farò fatica a schierare una squadra competitiva. Senza dimenticare Mager, che ha il merito di aver vinto a Cagliari un anno fa con la Corea del Sud. Sarà difficile fare le convocazioni, ma è un privilegio avere una rosa così ampia.

Convocherebbe oggi il Volandri tennista?
A novembre si gioca indoor, quindi direi di no. All’aperto su terra me la sarei giocata. Io farò sempre le convocazioni in base alla superficie e allo stato di forma del tennista.

Può esserci un effetto Nazionale di basket: parecchi giocatori italiani dell’ Nba non sono riusciti a formare una squadra all’altezza.
Non credo perché i miei ragazzi non vedono l’ora di indossare la maglia della Nazionale e di prendersi tutte le responsabilità.

Nel nuovo ruolo ha sostituito Corrado Barazzutti, che l’aveva fatta esordire in Davis (10 vittorie su 17 in singolare, il bilancio a fine in carriera).
È stato il mio primo e unico capitano. In pratica abbiamo esordito insieme. Mi ha insegnato tanto, gli sarò sempre riconoscente. L’ho chiamato il giorno della mia nomina da parte del Consiglio Federale. In bocca al lupo, ti lascio una squadra forte, mi ha detto per telefono. È rimasto in carica per vent’anni, io farei quattro firme per rimanerne quindici. In questi anni il tennis è cambiato molto, è sempre più veloce e bisogna stare molto attenti ai numeri. Serve avere una visione moderna di questo sport.

Nella recente Atp Cup per regolamento del torneo l’allenatore è stato Vincenzo Santopadre (scelto dal tennista in squadra più alto in classifica, Berrettini).
Vedendo le partite mi è venuta voglia di essere lì. Con Vincenzo ci siamo sentiti due volte al giorno. Abbiamo parlato di tante cose, anche della costruzione del doppio. Oltre a Fognini-Berrettini proverò altre coppie, con la nuova formula di Davis (due singolari e il doppio nella stessa giornata) è fondamentale.

Bisognerà trovare quattro giocatori per la giornata?
Non necessariamente. Possono essere tre, ma anche due che giocano due partite. Non sarebbe un problema.

Sinner potrà eguagliare Panatta?
È un ragazzo che sta bruciando le tappe grazie a un duro lavoro e a delle idee chiare. Basterà dargli il tempo necessario per il miglioramento. Quarto al mondo? Anche oltre, lo dice il suo allenatore. Potrà vincere uno Slam, non ne nascono ogni anno di giocatori come Jannik.

Uno Slam e la Coppa Davis insieme?
Me lo auguro, lavoriamo per questo.

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