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Egitto, rappresaglie contro le famiglie per far tacere i dissidenti all’estero

Egitto, rappresaglie contro le famiglie per far tacere i dissidenti all’estero
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Da anni le autorità egiziane minacciano le famiglie degli attivisti politici all’estero, usandole alla stregua di ostaggi, per ridurre la diaspora al silenzio. Non si contano più ormai le perquisizioni arbitrarie, gli arresti, le sparizioni forzate e le detenzioni per lunghi periodi di tempo. Dallo scorso agosto, queste azioni intimidatorie sono persino aumentate. Le autorità del Cairo hanno preso di mira le famiglie di dissidenti della diaspora egiziana residenti in Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Turchia.

Il 13 febbraio la polizia ha fatto irruzione nelle abitazioni di sei parenti di Mohamed Soltan, direttore di Freedom Initiative, in esilio negli Usa, arrestandone tre e avvisando che gli altri tre, assenti al momento del raid, erano da considerarsi ricercati. I tre arrestati sono stati rilasciati dopo quattro giorni di interrogatori. Nel giugno 2020, cinque degli stessi sei parenti di Soltan erano stati arrestati e rilasciati solo poco prima della vittoria elettorale di Joe Biden. Il padre di Soltan, arrestato a sua volta il 15 giugno, risulta tuttora scomparso.

Il 22 agosto 2020 le forze di sicurezza egiziane hanno arrestato nove familiari di Sherif Mansour, coordinatore del programma su Medio Oriente e Africa del Nord del Comitato per la protezione dei giornalisti, che ha sede a Washington D.C. Uno di loro, il cugino Reda Abdelrahman, è rimasto “desaparecido” per 45 giorni ed è tuttora in detenzione preventiva con l’accusa di adesione a un gruppo terrorista.

Lo stesso giorno sono stati arrestati due fratelli di Mona el-Shazly, attivista politica residente a Birmingham, nel Regno Unito, autrice di post critici nei confronti del governo su Facebook. I due fratelli, Eid e Hassan, si trovano da allora nella prigione di Tora, al Cairo, la stessa dov’è detenuto da oltre un anno Patrick Zaki.

A metà dello scorso dicembre sono stati arrestati cinque nipoti del presentatore televisivo Hisham Abdallah, in esilio in Turchia. Anche loro sono in detenzione preventiva con l’accusa di adesione a gruppo terrorista.

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