Gli abitanti della Valle Seriana sanno cosa significa – forse più di tanti altri – avere a che fare con un’impennata di contagi, considerato che esattamente un anno fa in quell’area della Bergamasca si sviluppò il più grande focolaio d’Europa. E devono saperlo bene anche gli abitanti di Valgoglio, sponda ovest dell’alta valle, tanto che il primo cittadino, Angelo Bosatelli, a fronte di un aumento considerevole di casi Covid, ha chiesto all’Azienda di tutela della salute di Bergamo (Ats), di poter effettuare il tampone a tutta la popolazione. Risposta: meglio di no, perché per evitare il rischio di misure più restrittive conviene andare avanti con l’isolamento dei positivi e dei contatti.

A raccontare la risposta dell’ente che si occupa di organizzare, tra le altre cose, i tamponi, è stato il sindaco. Nel suo comune, che conta 600 persone, i casi sono saliti, nel giro di una settimana, da 12 a 26, (con cinque ospedalizzati). Così Bosatelli ha pensato di rivolgersi all’Ats per uno screening della popolazione. “Attualmente Ats – ha scritto in un lungo comunicato rivolto ai propri cittadini – ha però sconsigliato l’attuazione di questa strategia in quanto un controllo massivo potrebbe portare all’adozione di misure molto stringenti per l’intero paese e pertanto tale scelta va considerata come ‘scelta estrema’ e va comunque ponderata tenendo conto di alcuni fattori tra i quali il più incisivo è sicuramente la chiusura totale del paese”. Dunque, niente screening per evitare una possibile zona rossa.

Contattata da ilFattoQuotidiano.it, Ats Bergamo ha fatto sapere che “si è ritenuto di rafforzare le raccomandazioni sulle norme comportamentali anti-contagio. Sono state valutate anche opzioni ulteriori, come uno screening generale di popolazione, che non è stato però ritenuto necessario adottare proprio in relazione alle disposizioni di isolamento e di osservanza dei comportamenti anti-contagio già in essere”. Inoltre, dicono, “durante i vari colloqui di approfondimento è stata a scartata l’ipotesi di effettuare il test sierologico rapido alla cittadinanza in quanto inutile per il monitoraggio dello stato di protezione della popolazione”. Monitoraggio che, specificano, non è escluso che possa essere fatto al fine di adottare “provvedimenti più restrittivi”.

Il sindaco, da parte sua, dopo una prima indicazione contraria di Ats, ha tirato dritto: “Se la situazione prossimamente non migliorerà, mi troverò moralmente obbligato ad attuare nonché a chiedere agli organi competenti misure più restrittive che avrebbero però serie ricadute a livello, occupazionale, lavorativo, economico e sociale”. Quindi, al di là della verifica sulla popolazione, il primo cittadino è pronto a chiedere un inasprimento delle disposizioni per il proprio comune (al momento in zona gialla). E come ha concluso lui il comunicato rivolto ai propri cittadini: “E che Dio ci assista”.

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