Pianificazione e procedure veloci, grandi centri vaccinali già aperti e la prossima fase già approntata, con la possibilità di somministrare 30mila dosi al giorno dal 1° marzo. “Qui non ci servono le primule, siamo già organizzati. Qui ci servono i vaccini”. La stilettata di Alessio D’Amato al governo nazionale non è casuale. Mentre a Palazzo Chigi si disserta di esercito, volontari e piani vaccinali, il Lazio ha messo in piedi una “macchina da guerra” che giovedì sera aveva portato il contatore regionale dei vaccinati a sfiorare le 315.000 iniezioni effettuate, con oltre 118.000 persone che hanno già ottenuto i richiami. Un’enormità, se si pensa che nello stesso giorno in cui la Lombardia di Attilio Fontana, Letizia Moratti e Guido Bertolaso iniziava a vaccinare gli anziani sopra gli 80 anni, a Roma e dintorni si è già superata quota 65.000, con oltre 290.000 persone della stessa fascia d’età in grado già di sapere in che giorno e a che ora potranno ricevere la loro dose di Pfizer. “Entro il mese di febbraio speriamo già di passare alla seconda fascia d’età, quella dei 75-80 anni e di prevedere un calendario integrato per i pazienti oncologici”, spiega l’assessore regionale e coordinatore dell’Unità di crisi anti-Covid del Lazio.

Parallelamente, lunedì 15 è iniziata la somministrazione del vaccino di Astrazeneca. I primi a partire sono stati i componenti le forze dell’ordine: il siero è arrivato nelle caserme e nelle stazioni di Polizia di Stato e Polizia locale. Poi da giovedì 18 è stata avviata la prenotazione per gli insegnanti, l’altra categoria definita “prioritaria” dal Comitato tecnico scientifico, con oltre 23mila docenti fra i 45 e i 55 anni prenotatisi sulla piattaforma studiata per la prenotazione o tramite il numero unico regionale. Dal 22 febbraio toccherà alla fascia 56-65 anni (coinvolta solo mercoledì dalle valutazioni del Cts), il 24 febbraio gli insegnanti tra i 35 e i 44 anni e dal 26 febbraio gli under 34. Unico “neo”, il fatto che circa il 20% degli appartenenti queste categorie – forze dell’ordine e insegnanti – non ha la residenza sanitaria nel Lazio, dunque dovrà attendere le rispettive regioni. Lo step più atteso però sarà quello del 1 marzo. In quella data, le prime dosi di vaccino AstraZeneca arriveranno in ciascuno dei 4.000 studi dei medici di famiglia presenti nel Lazio (tutti già vaccinati) che quel giorno potranno iniettare il siero a circa 20.000 assistiti nati nel 1956. Il modello è lo stesso dei farmaci antinfluenzali.

Fra anziani, categorie “prioritarie” e medici di base, secondo D’Amato “il Lazio dal 1 marzo è potenzialmente in grado di somministrare 30.000 vaccini al giorno”. Ma queste dosi ci sono? “È il grande interrogativo di queste ore – risponde D’Amato – Io credo che invece di discutere su come organizzare le vaccinazioni e porre questioni politiche inutili, bisogna procurarsi i vaccini”. E ancora: “Dal canto nostro, abbiamo avviato i centri vaccinali nelle Asl sin dal primo giorno, l’8 febbraio. È già attivo lo spazio dell’Auditorium Parco della Musica, il 24 febbraio si comincerà al centro congressi della Nuvola e l’8 marzo si partirà con la Stazione Termini. Ci servono solo le dosi da iniettare. Se arrivano, come previsto, siamo pronti”. Fra l’altro, una parte della produzione “conto terzi” dei vaccini, su cui sta lavorando il governo, potrebbe essere effettuata nello stabilimento Catalent di Anagni, in provincia di Frosinone.

Il modello Lazio, in realtà, è una versione nostrana del “modello Israele”. I responsabili dell’unità di crisi regionale, fra dicembre e gennaio, hanno tenuto diverse video-conferenze con i colleghi israeliani, per apprendere al meglio le modalità di gestione del piano vaccinale. In Israele – che conta circa 8,8 milioni di abitanti, contro i 5,8 milioni del Lazio – si è scelto di procedere per fasce d’età, dai più anziani ai più giovani, senza alcuna priorità dovuta alle categorie (operatori sanitari a parte). “A mio giudizio questo era il metodo migliore perché non creava corto circuiti organizzativi – spiega l’assessore – ma il governo ha voluto fare in un’altra maniera. Va bene, ci adeguiamo”. Da Israele, tra l’altro, il Lazio ha “rubato” l’idea della panchina: assegnare ai pazienti in attesa nel turno successivo le dosi Pfizer avanzate per rinuncia delle persone prenotate o problemi contingenti.

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