La variante inglese è ormai diffusa nella maggior parte del territorio italiano e in alcune Regioni riguarda il 59% dei casi accertati. Sono segnali che spiccano su una situazione nazionale sostanzialmente stazionaria, stabile ormai da un mese, con il rischio quindi che il nuovo ceppo, vista la maggiore facilità con cui si trasmette, faccia riesplodere i contagi, accanto alla variante brasiliana e alla sudafricana. “Io mi ritrovo ad avere il reparto invaso da nuove varianti”, avverte Massimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano e docente all’università Statale del capoluogo lombardo. Intervenuto a Mattino 5, l’infettivologo aggiunge che questa situazione “riguarda tutta quanta l’Italia e fa facilmente prevedere che a breve avremo problemi più seri. Questa è la realtà attorno alla quale è inutile fare ricami”.

La variante inglese è più contagiosa dal 30% al 50% e potrebbe avere una mortalità superiore dal 30% al 70% rispetto ad “altre varianti non preoccupanti” in circolazione, secondo quanto scrivono gli esperti del New and Emerging Respiratory Virus Threats Advisory Group, il gruppo britannico che assiste il governo di Londra nella gestione della pandemia e basati su 12 indagini indipendenti condotte in Gran Bretagna, dove la variante è stata scoperta il 20 settembre 2020. I primi campanelli d’allarme suonano anche in Italia, dove secondo la previsione dell’epidemiologo Alessandro Vespignani la variante inglese tra due settimane riguarderà la metà dei casi e poi diventerà prevalente. A Pescara già il 65% dei contagi si deve alla variante, secondo le stime del laboratorio di Genetica molecolare dell’Università di Chieti. A Perugia, dove è stata accerta anche la presenza di quella brasiliana, la provincia è zona rossa e il Comune ha tenuto chiusi nidi, scuole materne ed elementari.

“Ritengo che purtroppo in questo momento le scuole vadano completamente chiuse. Per tre settimane creerebbe disagio, ma non danni psicologici permanenti. Il rapporto costo-beneficio sarebbe vantaggioso”, spiega il pediatra Italo Farnetani, che suggerisce un “lockdown lampo” per le scuole e gli asili. Il docente della Libera Università Ludes di Malta spiega all’Adnkronos Salute che “nei minori e nei giovani prevalgono le forme asintomatiche, pertanto la variante inglese in presenza di una situazione asintomatica si diffonderebbe con grande facilità“. Inoltre, uno stop di breve durata “ci permette di poter arrivare in sicurezza a portare avanti il piano vaccinale“. “Concordo con Walter Ricciardi”, ha aggiunto Farnetani, commentando le parole del consigliere del ministero della Salute che ha espresso la necessità di un lockdown totale di qualche settimana.

La stretta generale sembra l’ultimo ratio, mentre oggi molti scienziati – da Giuseppe Ippolito (direttore scientifico dello Spallanzani) a Fabrizio Pregliasco (virologo dell’Università di Milano) – hanno sottolineato che il sistema dei colori può funzionare anche contro la variante inglese, seppure aumentando l’uso delle zone rosse locali e rafforzando le restrizioni che riguardano la fascia gialla. Tutti invocano prudenza: per capire come sta evolvendo l’epidemia nella Penisola basta guardare “semplicemente un pochino al di là del nostro naso – ha spiegato ancora Galli – vedendo che cosa è successo e sta succedendo negli altri Paesi europei, e considerando che ci sono queste nuove varianti, piaccia o no”. “Le varianti non ce le siamo inventate noi“, ha precisato l’infettivologo, ricordando che “il virus segue le sue regole e le sue modalità di diffusione”. Parole simili a quelle usate dal virologo Andrea Crisanti, intervenuto ad Agorà su Rai3: “Bisogna mettersi una cosa in testa: l’agenda non la decidono né i politici né gli esperti, la decide il virus. Finché non lo controlliamo, la realtà è questa e bisogna mettersi l’anima in pace“.

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