La mattina del 1 gennaio Luca Ventre è entrato nell’ambasciata italiana di Montevideo, in Uruguay, e ne è uscito dopo 30 minuti privo di sensi. Poco dopo, i medici dell’ospedale dove era stato portato da addetti della stessa sede diplomatica, “trascinato a peso morto dagli agenti, a testa in giù”, ha dichiarato il fratello Fabrizio a Radio Capital, lo hanno dichiarato morto. È un mistero, quello sul decesso del 35enne italiano che viveva nel Paese sudamericano, sul quale la Farnesina ha dichiarato in una nota di voler far luce il prima possibile.

“Ho visto le immagini delle telecamere di sicurezza. Diversamente da quanto comunicato il 2 gennaio, secondo cui mio fratello aveva scavalcato ed era morto per un malore, ho potuto osservare che è stato massacrato e torturato da un vigilantes che gli ha tenuto il braccio intorno al collo – ha continuato Fabrizio Ventre – Nessuna risposta dalla Farnesina, nonostante le nostre continue telefonate. Il 18 gennaio sono andato dai carabinieri e ho fatto la mia deposizione”. Rischio di insabbiamento? “Assolutamente, perché dopo 20 giorni i video che io ho visto sono evidenti. In una telefonata del 31 dicembre mi ha detto di sentirsi braccato”, dichiara sempre il fratello in un’intervista al Tg3.

Le immagini delle telecamere, ottenute in esclusiva da Fanpage, mostrano Luca che alle 7.04 (ora locale) parcheggia il suo pick-up davanti alla porta dell’ambasciata in via Josè Ellauri e suona. Ma nessuno gli apre. Così scavalca la cancellata all’ingresso ed entra nel complesso. Una volta dentro, però, poco dopo scappa verso l’uscita. È a quel punto che un poliziotto uruguaiano, probabilmente in servizio all’interno dell’ambasciata, lo immobilizza tenendolo per il collo. Una stretta che, secondo i filmati analizzati da Fanpage, dura ben 14 minuti, con il giovane che non ha mai mostrato, per quanto si può capire dalle immagini, la volontà di ribellarsi all’agente. Da quel momento sembra che il 35enne non abbia più ripreso conoscenza: verrà dichiarato morto in ospedale.

Le copie integrali dei video di sorveglianza, che riprendono gli ultimi istanti di vita di Luca, sono stati messi a disposizione dalla Farnesina alle due magistrature, italiana e uruguaiana. “L’Ambasciata si è poi immediatamente attivata sia presso la Magistratura uruguaiana che presso quella italiana che hanno aperto le rispettive inchieste, le quali sono tutt’ora in corso”, riporta una una nota del Ministero degli Esteri. “Su indicazione del ministro Di Maio, l’ambasciata a Montevideo continua a seguire il caso con la massima attenzione ed è in costante contatto con le autorità uruguaiane, affinché alla vicenda venga assicurata massima priorità e possa essere fatta piena luce quanto prima su questo tragico evento”. La Farnesina, “in questo doloroso momento, si stringe alla famiglia del connazionale, e continuerà, tramite la propria Ambasciata a fornire ogni possibile assistenza”. “Anche la vice ministra Del Re ha indirizzato personalmente una lettera ai familiari del connazionale, assicurando la piena assistenza e auspicando che sia fatta al più presto giustizia sul caso”.

Sempre come riporta Fanpage, “l’autopsia effettuata sul corpo di Luca dal medico legale non evidenzia cause apparenti di morte dovuta a traumi o lesioni, ma il cervello presenta uno stato edematoso compatibile con la morte da asfissia. Da strangolamento. Il viso e il corpo di Luca riportano ferite superficiali, e in prima battuta gli ematomi sul collo vengono giustificati con le iniezioni di farmaci. Il cuore è sano e in perfetta forma. Nessun segno evidente di infarto. Campioni di cuore e cervello sono stati inviati per l’analisi patologica e lo stesso è stato fatto con campioni di sangue, urine e organi per l’esame tossicologico, ma i risultati ancora non sono arrivati”.

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