Si chiude con un flessione dello 0,2% il 2020 dei prezzi italiani. Uno scenario di blanda deflazione, fotografato dall’Istat, che è confermato anche dai dati dell’ultimo mese dell’anno in cui l’indice dei prezzi al consumo ha registrato una diminuzione dello 0,2% rispetto al dicembre 2019 e un incremento dello 0,2% nei confronti di novembre 2019. Dicembre è stato l’ottavo mese consecutivo con prezzi in discesa. Continua ad incidere in modo determinante il costo di gas ed elettricità, spinti al ribasso dalle basse quotazioni petrolifere, e in calo a dicembre del 7,7% su base annua. Per la stessa ragione diminuiscono anche i costi dei trasporti (-1,6%). Scendono anche i prezzi delle comunicazioni mentre risalgono quelli di alimentari e abbigliamento.
Nel bilancio relativo all’intero 2020 l’Istat evidenzia andamenti diversificati a livello di ripartizione geografica: il Sud segna una crescita dei prezzi (pari a +0,2%, anche se in rallentamento rispetto al 2019), le Isole hanno una variazione media annua nulla (in decelerazione da +0,6% dell’anno precedente), il Centro si attesta sul dato nazionale (-0,2%), mentre il Nord-Est e il Nord-Ovest mostrano un’inversione di tendenza, con la variazione media annua pari in entrambi i casi a -0,3%. Più nel dettaglio la regione che ha registrato i maggiori ritocchi del listino è stato il Trentino Alto Adige (+ 0,7% sul 2019), seguita da Campania e Umbria (+ 0,4%) e poi Calabria (+ 0,3%). Le diminuzioni più marcate viceversa in Val d’Aosta (- 0,7%) e poi in Veneto, Lombardia e Lazio (- 0,4%) .
“Analogamente a quanto accaduto nel 2016 e a differenza di quanto verificatosi nel 1959 (quando fu dovuta anche ad altre tipologie di prodotto), la variazione annua negativa dell’indice, sottolinea l’Istat, è imputabile prevalentemente all’andamento dei prezzi dei beni energetici (-8,4% rispetto al 2019) al netto dei quali l’inflazione rimane positiva e in lieve accelerazione rispetto all’anno precedente”.