6. Spazio anche alla musica italiana: Scritto nelle stelleGhemon. “Mette istantaneamente in luce l’artista che l’ha creato, denotandone un suo particolare stato di grazia facilmente riscontrabile nella scrittura di pezzi davvero efficaci tra Hip Hop, Funk, Elettronica e R&B”.

7. Apocalypse LoungeS/T,

In pratica una combo composta da membri di Madrigali Magri, Bachi Da Pietra, Bologna Violenta, Calibro 35, De Curtis, Comaneci e molti altri: “In un assemblaggio strepitoso di sample tratti da vecchie colonne sonore anni ’60 e ’70”.

Parlando del periodo che stiamo vivendo, Joy dice: “La pandemia tra i musicisti indipendenti è riuscita a diventare momento di creatività. È il caso di alcuni musicisti noti nel cosiddetto sottobosco musicale nostrano”.

8. Noio Volevam SuonarEdda e Gianni Maroccolo

Nell’album sono presenti le ironie squinternate di Edda e le architetture prestigiose di Maroccolo. “Parliamo di un album che riuscirà in qualche modo a far parlare di sé a lungo, vuoi per la sua natura bislacca, vuoi per qualche guizzo creativo di squillante genialità e vuoi anche per aver rispolverato un classico come Sognando che Don Backy, via Mina, aveva reso immortale nel 1976 e che Edda incarna alla perfezione con una interpretazione che da sola vale il pacchetto”.

9. L’Eden dei Lunatici di Umberto Palazzo

Disco curioso e divertente. Parliamo di canzoni che hanno un sapore talmente devotamente battistiano da tradire una inequivocabile necessità di scavare nella passione per la musica pop degli anni ’70. Non solo Battisti, ma anche Ivan Graziani, Lucio Dalla e altri di quel periodo, che, pur essendo stata spesso dichiarata, ha faticato a esprimersi nel pregresso della discografia del Leader del Santo Niente.

Salutiamo Joyello ricordando che il 2020 per lui è stato un anno decisamente prolifico: due dischi in collaborazione col musicista Lameba, i quali vanno a completare una trilogia iniziata l’anno precedente. “Sono dischi sperimentali basati su teorie del suono, dalla voce agli ipertoni, fino all’armonia. Ma non è tutto – aggiunge – è stata anche l’occasione per dare alle stampe un disco strumentale che è un concept dedicato a una delle mie più temibili fobie, quella per i serpenti (Ofidiofobia). E per Natale – chiosa – è pronto un singolo con una mia personale versione electro/pop di una delle canzoni che più amo, Dicitencello Vuie, un classico della canzone napoletana che mi ha costretto a cantare nella lingua partenopea. Una cosa che mi ha molto appassionato e divertito”.

9 canzoni 9 … del 2020 (by Joyello)

INDIETRO

Joyello Triolo, nove dischi del 2020 sotto l’albero

Articolo Precedente

Il 2020 per la musica è stato un anno disgraziato. Ma qualcosa di buono si può dire

next
Articolo Successivo

Concerti al chiuso? L’esito del live ‘pilota’ di Barcellona: 463 persone, nessun contagiato

next