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Coronavirus, l’accusa del re di Svezia: “Nel nostro Paese molti morti, abbiamo fallito. Il popolo ha sofferto”

Il monarca, in un'intervista che andrà in onda il 21 dicembre sull'emittente svedese SVT, sottolinea che Stoccolma ha fallito nella gestione della pandemia e non ha protetto gli anziani
Coronavirus, l’accusa del re di Svezia: “Nel nostro Paese molti morti, abbiamo fallito. Il popolo ha sofferto”
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“Il 2020 è stato un anno terribile. Penso che abbiamo fallito. Abbiamo avuto molti morti e il popolo svedese ha sofferto tremendamente”. Dopo mesi di dubbi e critiche da parte della comunità scientifica e degli operatori sanitari, il re di Svezia Carlo XVI punta il dito direttamente contro il governo, che accusa di avere fallito nella gestione della pandemia. La Svezia – dove non è mai stato introdotto il lockdown – ha avuto un tasso di mortalità da coronavirus molto più alto dei suoi vicini scandinavi, che invece hanno adottato misure più rigide. In totale, nel Paese con poco più di 10 milioni di abitanti, ci sono stati 350mila casi di Covid e 7.800 vittime.

Per il monarca, che ha parlato durante un’intervista che sarà trasmessa il 21 dicembre sull’emittente svedese SVT, Stoccolma non ha protetto gli anziani, come ha peraltro anche dimostrato la commissione istituita dall’esecutivo per fare luce sui mesi della crisi sanitaria. “Pensate a tutte le persone che non hanno potuto dire addio ai loro familiari defunti – ha detto il re -. Penso che sia un’esperienza pesante e traumatica non poter dire addio”. Alla domanda se avesse paura di essere infettato il sovrano, che ha 74 anni, ha risposto: “Ultimamente il virus si è avvicinato, sempre di più. Certo non è quello che vorrei”. Il mese scorso il figlio del re e sua moglie sono risultati positivi.

La crisi sanitaria – Le parole del re arrivano a pochi giorni dalle dichiarazioni del primo ministro Stefan Lofven, che ha accusato i funzionari della sanità svedese di avere sottovalutato la portata della seconda ondata, che ha portato le terapie intensive della regione della capitale al collasso, col 99% dei posti letto occupati. Il dato ha mandato nel panico l’intera capitale svedese che ha chiesto aiuti esterni. Ma anche se venissero aumentati i posti letto, rimane il problema del numero insufficiente di operatori sanitari con le competenze necessarie per assistere i pazienti più gravi. Con la pandemia infatti, si è verificata un’ondata di dimissioni di medici e infermieri a causa dello stress: una situazione che si aggiunge a una carenza precedente all’emergenza coronavirus come ha spiegato a Bloomberg Sineva Ribeiro, presidente dell’Associazione svedese dei professionisti della salute. La situazione è “terribile”, ha dichiarato Ribeiro in un’intervista telefonica, spiegando che anche prima della pandemia c’era una “carenza di infermieri specializzati, anche nelle unità di terapia intensiva”.

Le misure – La strategia svedese anti-pandemia, elaborata dal capo epidemiologo Anders Tegnell, si è basata sul senso di responsabilità della popolazione. Oltre a non aver mai imposto un lockdown, il governo si è limitato ad emettere raccomandazioni, senza prevedere sanzioni per chi non le seguisse. Negozi, scuole, bar e ristoranti non hanno mai chiuso, tuttavia la settimana scorsa è stato chiesto alle scuole superiori di passare all’insegnamento a distanza. Una misura che da lunedì è entrata in vigore anche nella regione di Stoccolma. In vista del Natale, inoltre, sono state pubblicate nuove linee guida tra le quali evitare riunioni con più di 8 persone, incontrarsi all’aperto e, se possibile, evitare di prendere autobus e treni.

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