di Andrea Taffi

Il governo Conte decreta limitazioni e stabilisce forti raccomandazioni per le feste natalizie, e subito alcune delle Regioni che lo stesso governo (per facilitare l’economia natalizia) ha fatto passare da rosse ad arancioni o da arancioni a gialle, protestano. Quelle Regioni non ci stanno, si lamentano di essere state ascoltate, sì, ma non seguite nelle loro indicazioni. Insomma, con centinaia e centinaia di morti al giorno e una flessione minima della curva del contagio, nessuno vuole rinunciare alle solite polemiche, strumentali, ideologiche o semplicemente stupide che siano.

Per alcuni governatori di Regione la più insopportabile delle restrizioni natalizie (per fare solo un esempio) è il divieto di spostarsi da un comune all’altro nei giorni di Natale, Santo Stefano e del Capodanno. Perché? Ovvio: perché ci sono comuni e comuni, come si fa a non considerarlo? Un conto sono i Comuni di Roma e Milano, un conto quelli piccoli, piccolissimi, magari attaccati. A Roma i cittadini possono spostarsi per chilometri da una periferia all’altra, mentre nei comuni piccolissimi non si possono fare che poche centinaia di metri. Insomma, il Natale giustifica la modifica anche della conformazione politico-geografica del territorio del nostro amato e strano Paese.

Poi arriva la gente, quella destinataria degli appelli alla responsabilità, al rispetto dei contagiati, dei morti. Quella gente che dovrebbe passare il Natale in pochi, rinunciando ai soliti cenoni più o meno affollati. Quella gente che non dovrebbe spostarsi per andare a trovare parenti che rischierebbe di contagiare. Quella stessa gente che a Riccione si accalca in piazza per l’accensione delle luminarie della città.

Ecco, ognuna di quelle persone (bambini esclusi, se vi erano) è la dimostrazione di quanto assurde siano le polemiche dei governatori delle Regioni alle decisioni del governo in tema di Natale. Come si fa (e lo chiedo a Fontana, a Bonaccini, a Cirio e a tutti quei governatori che protestano) a contestare le limitazioni del governo quando la gente si comporta come è successo a Riccione (ma poteva capitare ovunque in questo nostro amato e strano paese)? Come si fa?

In televisione da giorni assistiamo a veri e propri appelli di giornalisti, medici, politici, intellettuali vari di passare un Natale diverso dal solito, per salvaguardare la salute degli altri, la salute pubblica. E poi, non appena una regione cambia colore, assistiamo a scene come quelle di Riccione. Ecco, se i governatori di certe Regioni, invece di protestare e fare dei sofismi geografico-politici si occupassero di più di quello che accade nelle terre da loro governate, forse il Natale sarebbe un Natale diverso, sì, ma anche uguale a quello solito.

Perché quello che caratterizza il Natale, non sono i cenoni, gli spostamenti, i ricongiungimenti, le luminarie. No, è lo spirito natalizio. E lo spirito natalizio si fa con una cosa sola: il rispetto degli altri, a partire da ognuna di quelle quasi sessantamila (sessantamila!) persone che sono morte dall’inizio di questa terribile pandemia.

Buon Natale a tutti.

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