Mentre comincia l’attesa per sapere se gli enti regolatori – Fda, Ema e tutte le altre agenzie coinvolte – daranno il via libera all’uso dei candidati vaccini per prevenire o argine Covid 19, sul tema arriva il parere del Comitato nazionale di Bioetica. Secondo i componenti c’è bisogno di trasparenza nell’informazione e rigore nella sperimentazione. Allo stesso “non escludere l’obbligatorietà del vaccino anti-Covid in casi di emergenza, soprattutto per i gruppi professionali maggiormente esposti all’infezione e alla sua trasmissione“. Nel documento, “I vaccini e Covid-19: aspetti etici per la ricerca, il costo e la distribuzione” appena pubblicato, l’obbligo essere “revocato qualora non sussista più un pericolo importante per la società e sia privilegiata e incoraggiata l’adesione spontanea da parte della popolazione” e vanno “fatti tutti gli sforzi per raggiungere e mantenere una copertura vaccinale ottimale”. Che ricordiamolo deve essere almeno del 75% della popolazione.

Perché il vaccino anti-Covid sia accettato dai cittadini è indispensabile “una informazione e comunicazione trasparente, chiara, comprensibile, consistente e coerente, basata su dati scientifici sempre aggiornati” e identificare “le fonti di disinformazione e falsa informazione”. Il Cnb rivolge un monito anche alle aziende farmaceutiche a riconoscere “la propria responsabilità sociale in questa grave condizione pandemica” ai fini della produzione e distribuzione del vaccino. L’emergenza dettata dalla pandemia da Covid-10 non deve “portare a ridurre i tempi della sperimentazione, indispensabili sul piano scientifico, bioetico e biogiuridico, per garantire la qualità e la protezione dei partecipanti”. Il Comitato vuole proporre “una riflessione etica sui vaccini con particolare riferimento alla ricerca, produzione e distribuzione, partendo dalla consapevolezza delle condizioni di incertezza sul piano scientifico ed epidemiologico sul virus”.

Il vaccino deve essere “considerato un bene comune, la cui produzione e distribuzione a favore di tutti i Paesi del mondo non sia regolata unicamente dalle leggi di mercato. Questa raccomandazione non deve rimanere un mero auspicio, ma piuttosto un obbligo a cui deve far fronte la politica internazionale degli Stati”. Il Comitato richiama l’imprescindibilità della riflessione etica nell’ambito delle scelte di distribuzione. A fronte delle incertezze sui vaccini, si ritiene che i criteri anche etici per individuare le priorità di categorie non possano in questo momento che essere tendenzialmente generali, da ulteriormente precisare in funzione delle nuove conoscenze scientifiche sul vaccino e della quantità di dosi inizialmente disponibili, sapendo che non sarà possibile curare tutti allo stesso momento

Il Comitato, tuttavia, fin da ora sottolinea l’importanza che ogni scelta di distribuzione si richiami al principio morale, deontologico e giuridico generale della uguale dignità di ogni essere umano e di assenza di ogni discriminazione, oltre che al principio integrativo della equità, ossia della particolare considerazione di vulnerabilità per specifici bisogni. Per una equa distribuzione del vaccino il Comitato raccomanda una discussione multidisciplinare, che includa la riflessione etica, adeguata rispetto alla situazione concreta. Il parere è stato curato dal Presidente Lorenzo d’Avack e dal Vicepresidente vicario Laura Palazzani, avvalendosi dei contributi di Cinzia Caporale, Silvio Garattini e Luca Savarino e di un’ampia e intensa partecipazione dell’intero Comitato.

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