Intervenire oggi, prima che poi sia troppo tardi. Si può riassumere così l’appello lanciato al governo dall’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi di Regione Lombardia, Fabio Rolfi, perché faccia al più presto un provvedimento che autorizzi l’abbattimento dei cinghiali prima che arrivi anche in Italia la peste suina, una malattia infettiva letale ma non trasmissibile all’uomo, che colpisce suini e cinghiali e rischia di provocare danni ingenti all’economia lombarda. “La peste suina si combatte solo in un modo: con gli abbattimenti dei cinghiali“, ha incalzato Rolfi replicando al ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova che, a suo dire, “garantisce impegno solo con gli annunci e con i comunicati stampa, l’azione del Governo va nella direzione opposta”.

In Italia la peste suina ancora non è arrivata ma, nel caso, ha spiegato l’assessore lombardo, “i cinghiali selvatici sono i vettori principali di questa malattia”, ricordando che “un caso è stato rilevato in Germania solo due mesi fa”. Quindi, ha continuato ancora Rolfi, “l’arrivo in Italia di questa malattia comporterebbe un danno incalcolabile all’economia italiana e in particolar modo alla Lombardia, dove viene allevato il 53 per cento dei suini italiani, alla base delle grandi filiere agroalimentari”.

Dunque, l’assessore propone l’introduzione di “piani di contenimento portati a termine, semplificazioni all’attività venatoria che è l’unica che consente di contrastare la fauna selvatica e sostegno alle iniziative delle Regioni. Basti pensare che la nuova legge regionale lombarda ha portato immediatamente a un aumento del 25 per cento di abbattimenti”. Solo che, ha rilevato Rolfi, l’attuale condizione di lockdown “può comportare per i prossimi mesi un drastico aumento dei cinghiali e di conseguenza di incidenti stradali, di danni all’agricoltura e di rischi di peste suina“.

IL DISOBBEDIENTE

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