Huawei Mate 40 Pro lascia l’amaro in bocca e la colpa non è sua. È uno smartphone eccezionale su cui è stata posta una cura senza precedenti ma che si ritrova ad affrontare un limite diventato troppo grande: l’assenza di tutto l’ecosistema Google a causa dei divieti imposti dagli Stati Uniti. Una mancanza che, dispiace dirlo, diventa davvero pesante quando per portarsi a casa l’eccellenza servono 1.249 euro. È questa infatti la cifra a cui il colosso di Shenzhen ha deciso di posizionare il suo nuovo top di gamma. A dire il vero, esiste anche una versione Plus che non arriverà in Italia.

Prestazioni eccellenti, comparto fotografico tra i migliori disponibili sul mercato smartphone e qualità costruttiva notevole. Non credo ci fossero dubbi sul fatto che questi sarebbero stati gli elementi che avrebbero portato Mate 40 Pro ai vertici. Se pensiamo che questo sarà probabilmente l’ultimo smartphone a montare un potente processore Kirin, allora capirete perché Mate 40 Pro lascia l’amaro in bocca. Senza contare che – malgrado tutte le attenzioni e la cura poste da Huawei – resta un prodotto che purtroppo parte svantaggiato rispetto ai concorrenti.

Costruzione ed ergonomia

Su Mate 40 Pro, Huawei porta avanti la linea estetica inaugurata dal predecessore. Ecco quindi che torna il display OLED con un angolo di curvatura sui bordi di 88°. È un pannello da 6,76 pollici con risoluzione 1.344 x 2772 pixel e frequenza di aggiornamento a 90 Hz. Questo porta ad avere i pulsanti fisici più dietro rispetto a dove ci si aspetta di ritrovarli, i bordi presentano sempre quel visibile colore verdastro, alcuni elementi dell’interfaccia sono distorti e la curvatura rende lo smartphone molto scivoloso. A differenza dello scorso anno, torna fisicamente il bilanciere del volume (per fortuna) ma abbiamo comunque a disposizione la possibilità di utilizzare i tasti virtuali semplicemente facendo un doppio tocco sul bordo del display. La risposta non sempre è rapida. È necessario individuare il punto preciso per vedere apparire la barra per regolare il volume.

Questa caratteristica assieme a dimensioni (162.9 x 75.5 x 9.1 mm) e peso (172 grammi) sacrifica inevitabilmente l’ergonomia. Al di là di questo, ci troviamo davanti a un display di altissima qualità: ottimi contrasti, eccellente resa cromatica e luminosità massima molto elevata che non crea problemi all’aperto. Insomma, un pannello degno di un vero top di gamma.

La frequenza di aggiornamento a 90 Hz poi contribuisce a rendere tutto più fluido. A tal proposito, è possibile scegliere tra modalità Standard a 60 Hz, Ultra (fissa a 90 Hz) e Dinamica (bilancia fluidità e durata della batteria). Huawei offre anche la possibilità di impostare la risoluzione che desideriamo tra alta (2772 x 1344 pixel), standard (2376 x 1152 pixel) e bassa (1848 x 896 pixel). Come sempre, le opzioni di personalizzazione sono tantissime. C’è l’Always-On-Display.

Lo smartphone gode della certificazione IP68 che lo rende resistente agli spruzzi, all’acqua e alla polvere. Manca il jack audio da 3,5 mm, ma in confezione sono presenti un paio di auricolari con attacco Type-C. Quanto alla connettività, tra le altre cose, Mate 40 Pro può vantare una connessione Bluetooth 5.2.

Prestazioni e fotocamera

Mate 40 Pro raggiunge l’eccellenza nelle prestazioni e nella fotografia. Huawei ha deciso di dare al nuovo arrivato la migliore tecnologia attualmente disponibile: un processore, il Kirin 9000, realizzato con processo produttivo a 5 nm. Per intenderci, l’unico altro chip a vantare queste caratteristiche è l’A14-Bionic di Apple incluso nei nuovi iPhone 12.

Superfluo dire che ha a disposizione anche un modem 5G che permette allo smartphone di connettersi al nuovo standard di rete. Ad ogni modo, il processore è abbinato a 8 Gigabyte di RAM e 256 Gigabyte di memoria interna espandibile tramite NM-Card. Una configurazione che assicura estrema fluidità in ogni situazione. Mate 40 Pro non mostra mai il fianco.

Sotto la scocca troviamo una batteria da 4.400 mAh che soddisfa. Durante il nostro test, con un utilizzo molto intenso, Mate 40 Pro è arrivato fino a sera con circa il 30% di carica residua a fronte di oltre 4 ore di display attivo. Con un utilizzo più blando, si può arrivare anche fino al giorno dopo. Lo smartphone supporta la ricarica rapida a 66W con il caricabatterie incluso in confezione e la ricarica wireless a 50W. Non manca ovviamente anche la ricarica inversa.

Passiamo ora al comparto fotografico, tratto peculiare dei top di gamma Huawei. Mate 40 Pro nel suo Space Ring integra tre fotocamere: sensore principale da 50 Megapixel, grandangolare da 20 Megapixel e teleobiettivo con lente periscopica da 12 Megapixel con stabilizzatore ottico, zoom ottico 5X, ibrido 10X e digitale 50X. Quello che sembra una quarta fotocamera, in realtà, è un sensore con messa a fuoco laser che sostituisce il sensore per la profondità di campo.

La fotocamera principale riesce a tirare fuori scatti con un livello di dettaglio estremamente elevato, tanto in diurna quanto in notturna. In questo caso, inoltre, interviene l’apposita modalità che, come abbiamo potuto vedere già dallo scorso anno, è davvero in grado di fare miracoli. Bisogna ammettere che gli scatti in notturna restano comunque di alto livello anche senza attivare la modalità “notte”. Anzi, se c’è a disposizione un po’ di luce sulla scena, sono anche preferibili mostrando colori più naturali.

In generale, a sorprendere è soprattutto la resa cromatica, molto fedele alla realtà. Soddisfacente anche il sensore grandangolare, anche se l’angolo di visuale non è particolarmente ampio. Quest’ultimo, tra l’altro, viene sfruttato per gli scatti ravvicinati con buoni risultati. Ottimi gli scatti in modalità ritratto con fondo sfocato che, nella maggior parte dei casi ma non sempre, riescono a mantenere dettagli complessi, come i capelli.

È sempre sorprendente vedere in azione uno zoom come quello di Mate 40 Pro che – in diurna – riesce a ottenere eccellenti risultati anche in 50x digitale. È ovvio che spingendosi così oltre ci sarà una perdita di dettaglio ma se consideriamo la distanza dell’oggetto fotografato, gli scatti stupiscono ugualmente. La messa a fuoco è stata migliorata. Il risultato cala un po’ in notturna, dove si nota del rumore e anche una perdita di dettaglio. È possibile attivare la modalità notturna su tutti i sensori.

I video possono essere registrati fino alla risoluzione 4K a 60 fps. Come noto, la qualità video è un passo indietro a quella fotografica. Ad ogni modo, riuscirete a registrare comunque video di buona qualità. Inoltre, Huawei ha introdotto interessanti funzioni software. Tracking Shot permette di agganciare il soggetto in movimento e di mantenerlo sempre al centro della scena. Abbiamo notato però un leggero ritardo nel tracciamento. Oppure, Doppia visuale che consente di registrare contemporaneamente sia con la fotocamera anteriore che posteriore.

Ottimi i selfie scattati con la fotocamera anteriore da 13 Megapixel, che ha abbandonato il notch per spostarsi in un foro di forma ovale sullo schermo. Qui trova posto anche il sensore 3D ToF che abilita lo sblocco tramite riconoscimento del volto.

In realtà, questo sensore serve anche per abilitare altre funzioni software, tra cui le Smart Gesture: funzioni in stile Motion Sense di Google che dovrebbero permettere di eseguire delle azioni sullo smartphone senza toccarlo tramite alcuni gesti della mano. Una tecnologia che risulta essere ancora molto acerba. In molti casi, infatti, il sistema non individua la mano. O meglio, pare che il sistema riconosca più facilmente alcuni gesti rispetto ad altri.

Ci sono poi altre chicche software. Degna di nota è Eyes On Display: basta guardare la fotocamera anche a distanza per far sì che il display si attivi mostrando la schermata scelta per l’Always-On che – in questo modo – non sarà sempre attivo, facendoci risparmiare batteria. Molto utile anche il funzionamento della rotazione automatica. In pratica, se attiva, la schermata non si girerà solamente perché abbiamo inclinato lo smartphone ma seguirà la rotazione della nostra testa. Per intenderci, se giriamo lo smartphone e la testa resta ferma, la schermata si girerà; se la nostra testa segue l’inclinazione dello smartphone, la schermata non girerà. Molto utile, per esempio, quando siamo sdraiati sul letto. L’assistente vocale Celia funziona ora anche in italiano, ma necessita ancora di molti affinamenti.

Le funzioni software messe a disposizione da Huawei sono davvero tantissime, ma tutto ciò non basta a far dimenticare l’assenza dei Google Mobile Services e delle app di Big-G. AppGallery continua ad accogliere nuove applicazioni ogni giorno, cominciano ad arrivare quelle bancarie e Petal Search (il motore di ricerca universale dell’azienda cinese) si rivela sempre più uno strumento utile per sopperire ad alcune mancanze ma il gap con la controparte californiana è ancora vasto.

Nonostante io faccia parte di quel gruppo di persone che crede che nella maggior parte dei casi si possa vivere anche senza tutta la suite di Google, credo anche che uno smartphone venduto a 1.249 euro non debba presentare alcun compromesso. E Mate 40 Pro, purtroppo, li ha.

Ecco che in conclusione ritorna l’amaro in bocca. Huawei ha creato un’eccellenza che – per motivi politici che non staremo qui a discutere – è stata resa monca e a perderci, in fondo, siamo anche noi.

Conclusioni

Come per gli ultimi top di gamma Huawei, è difficile riuscire a individuare l’acquirente ideale di Mate 40 Pro. Ci troviamo davanti all’ennesima eccellenza del colosso cinese che si porta dietro lo stesso limite del predecessore. L’unico vero difetto di questo smartphone, diciamolo, è l’assenza dei servizi Google che rappresenta un compromesso troppo grosso da accettare per un prodotto che costa ben 1.249 euro.

Come ho avuto modo di dire in altre occasioni, se il mondo di Big-G non vi interessa particolarmente e volete il meglio della tecnologia attualmente disponibile, dovreste prendere in considerazione l’acquisto di Mate 40 Pro: ottimo display, qualità costruttiva di alto livello, comparto fotografico eccellente e prestazioni all’ennesima potenza. Discorso valido anche per tutti gli appassionati del mondo smartphone. Certo, Huawei avrebbe potuto pensare a un posizionamento più aggressivo ma – così facendo – sta dimostrando ancora una volta che non ha alcuna intenzione di cedere il posto, nonostante tutto.

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