Chiara Appendino perde un pezzo. La sua maggioranza nel consiglio comunale di Torino è sempre più risicata e così gli ultimi mesi del suo mandato potrebbero essere burrascosi. Damiano Carretto, consigliere comunale del M5s sempre molto critico nei confronti della sindaca, ha inviato al presidente del Consiglio comunale Francesco Sicari una lettera per comunicare la sua decisione di lasciare il gruppo pentastellato per entrare nel gruppo Misto per una “insanabile divergenza politica”. Da molto tempo il consigliere contestava le politiche grilline sia a livello locale, come la candidatura alle Olimpiadi invernali, sia a livello nazionale. La maggioranza che sostiene l’amministrazione di Appendino, che all’inizio del mandato aveva 24 consiglieri, passa adesso da 21 a 20 componenti, mentre la minoranza da 19 a 20: perfetta parità. “La maggioranza che sostiene la sindaca Appendino non è comunque a rischio”, dichiara invece la capogruppo, Valentina Sganga.

“Sono stati anni intensi, complicati e spesso difficili, ma, come credo si sia intuito in questi anni, il mio percorso politico e quello del Movimento 5 Stelle si sono allontanati, sia a livello nazionale che a livello locale, fino a diventare in larga parte incompatibili”, ha scritto Carretto in un post su Facebook precisando che non rinnega “nulla di quanto fatto, nel bene e nel male, in questi anni” con il Movimento 5 Stelle: “Personalmente non credo di essere diverso dalla persona che è stata eletta nel 2016 e continuo a credere negli stessi valori”. Insomma, abbandona il Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio per via del cambiamento subito negli ultimi anni: “Non è una forza politica in cui rivedo quei valori (come era invece anni fa) e che voterei (pur riconoscendo molte valide persone al suo interno)”. Per questa ragione nella restante parte del suo mandato, Carretto intende “portare avanti quanto era nel nostro programma elettorale nel 2016″ anche per una ragione di “rispetto verso gli oltre 800 cittadini che mi avevano dato fiducia”.

Nonostante queste parole, la capogruppo Sganga afferma che “la scelta di Damiano è frutto di una posizione più umana che politica, manifestata diverse volte nei consigli comunali dell’ultimo periodo ma che non ha mai creato problemi all’approvazione delle delibere e all’attività amministrativa”. Oltre alla battaglia contro le Olimpiadi invernali, Carretto si opponeva ad alcuni progetti immobiliari, come quelli sulla Cavallerizza reale, un complesso storico del centro città, tema sul quale si è scontrato con l’assessore all’Urbanistica, Antonio Iaria. Secondo Sganga “rischiare di mettere Torino nelle mani di un commissario, peraltro a pochi mesi dal voto del 2021, sarebbe folle e scellerato. Questo è un momento in cui la politica deve assumersi la responsabilità delle decisioni che saranno prese nei prossimi mesi”.

Carretto raccoglie invece parole di vicinanza dalle ormai ex compagne di banco, Daniela Albano e Viviana Ferrero che, insieme a Maura Paoli, costituivano il nucleo più critico e ortodosso nella maggioranza, legato al movimento No Tav e all’anima più sociale e ambientalista: “È un vero peccato che persone come te si allontanino perché vuol dire che abbiamo fallito, completamente – scrive Albano a commento del post – Solo cinque anni fa (eri) il più votato tra gli attivisti e le attiviste e la persona con più preferenze anche tra i cittadini e le cittadine, segno di un grande lavoro dentro e fuori il M5s”. Non sono mancati i commenti negativi e sospettosi di chi avrebbe preferito le sue dimissioni o di chi, ancora, vede nella sua decisione una mossa elettorale.

Carretto è comunque l’ultimo di una serie. Prima di lui Aldo Curatella, un “grillino” della prima ora, è passato al gruppo di Azione di Carlo Calenda insieme all’ex assessore della giunta di Piero Fassino, Claudio Lubatti. C’è poi Marina Pollicino che, entrata nella Sala Rossa dopo la promozione di Alberto Unia da capogruppo ad assessore all’Ambiente, è stata tra le elette più “ortodosse” fino ad arrivare alla rottura nel 2019. Fabio Gosetto, invece, si è dimesso lasciando il suo posto a un non eletto. La prima ad andarsene, nel 2018, è stata Deborah Montalbano, finita sotto accusa dei suoi colleghi per essersi fatta accompagna da un autista del Comune a prendere la figlia a scuola. Appendino, invece, si è autosospesa dal Movimento 5 Stelle dopo la sentenza di condanna in primo grado a sei mesi per falso in atto pubblico.

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