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Al grido di Allah Akbar ferì militare, il pm ricorda Vienna e Nizza e chiede 14 anni

Milano. Mahamad Fathe, 25enne yemenita, disse di essere stato spinto al gesto da voci. Sottoposto a perizia psichiatrica è stato dichiarato capace di intendere e di volere
Al grido di Allah Akbar ferì militare, il pm ricorda Vienna e Nizza e chiede 14 anni
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Un riferimento gli “attacchi di Vienna e Nizza” e ai “lupi solitari. Così il pm di Milano Enrico Pavone ha chiesto una condanna a 14 anni e 3 mesi per Mahamad Fathe, 25enne yemenita arrestato per tentato omicidio aggravato dalla finalità terroristica per aver colpito alla gola, il 17 settembre 2019, con delle forbici alla stazione Centrale, gridando Allah akbar, un militare in servizio per l’operazione Strade sicure, che se l’era cavata solo con lievi ferite e dodici giorni di prognosi. Per il pubblico ministero anche Fathe è un lupo solitario anche se non collegato ad organizzazioni.

Secondo l’accusa quella del 25enne fu un’azione pianificata a cui, come lui stesso ha riferito, stava pensando da tre giorni, dettata dal radicalismo religioso, compiuta con lucidità, malgrado abbia detto di essere stato spinto da fantomatiche voci: “Mi hanno detto che se lo colpivo andavo in paradiso”. L’imputato è stato sottoposto a perizia psichiatrica ed è stato considerato capace di intendere e di volere. Un gesto il suo da “martire” per cercare la massima risonanza Fathe, arrivato in Italia nel 2017 con un ‘corridoio umanitario’ su un aereo militare e poi segnalato dalla Germania all’Italia (dove fu rimandato il 12 luglio per concludere la sua pratica di asilo) come simpatizzante dell’estremismo islamico e combattente in Yemen, si era rifiutato di presentarsi davanti al gip nella stanza degli interrogatori a San Vittore.

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