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Si poteva evitare la seconda ondata? Per capirlo basta guardare i nostri ‘vicini’ europei

Si poteva evitare la seconda ondata? Per capirlo basta guardare i nostri ‘vicini’ europei
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di Lorenzo Giannotti

Finita l’estate si è ripresentato con la stessa vigoria e virulenza con cui era apparso. E non risparmia nessuno. Il virus colpisce l’Europa, tutta, con un repentinità da pochi prospettata. In Germania, la locomotiva europea solida e marmorea con uno dei sistemi sanitari più affidabili e all’avanguardia del continente, lunedì inizierà una sorta di lockdown con chiusura di ristoranti, bar, pub, centri estetici, teatri e cinema. A varare le misure di contenimento del virus una delle politiche più longeve, scaltre, capaci e temute del panorama internazionale: Angela Merkel.

La Francia, per bocca del suo Presidente, faro del riformismo europeo, fa sapere che è “sommersa dall’epidemia” e si prepara a chiudere tutto da questa sera per arginare l’impressionante mole di contagi che la attraversa in tutto il paese. In Spagna, il presidente socialista Pedro Sanchez dichiara lo stato d’emergenza e la regione di Madrid chiude i confini fino almeno al 9 novembre.

Irlanda e Galles sono già in lockdown dal 23 ottobre. Nell’ Inghilterra di Boris Johnson – quello del “abituatevi a perdere i vostri cari” – a ottobre si sono contate più persone ricoverate che nel mese di marzo, e il premier ha pensato a un lockdown strutturato su tre livelli di progressività. In Olanda, il simpatico Mark Rutte chiude bar, caffè e ristoranti: “Fa male ma è l’unico modo, dobbiamo essere più severi”.

In Italia, intanto, monta la rabbia per le nuove restrizioni introdotte dall’ultimo dpcm del presidente Giuseppe Conte: in quelle piazze, tanta brava gente allo stremo avrà bisogno di aiuti concreti, e in questo il governo dovrà essere inderogabilmente puntuale e tempestivo. Ma la domanda che circola più frequentemente in questi giorni è: avremmo potuto evitare una nuova ondata e le conseguenti misure? A giudicare da come stanno messi i nostri vicini non sembra, ma in questo caso mal comune non fa mezzo gaudio.

Anzi, il senso di impotenza della politica e più in generale dell’uomo, l’ingovernabilità di un fenomeno che ci mette con le spalle al muro, la supremazia della scienza che pare una tartaruga a confronto della spietata velocità del virus sono innegabili realtà in questo momento. Sarebbe bello che Conte e il suo governo avessero sbagliato tutto e che bastasse un cambio di poltrone per rinsavirsi e riprendere la retta via: purtroppo non penso che sia così.

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