Netto calo nell’affluenza alle elezioni per il rinnovo degli organi dirigenti dell’Associazione nazionale magistrati. Nell’anno del caso di Luca Palamara (l’ex presidente dell’Anm finito sotto inchiesta e nel frattempo espulso dal sindacato delle toghe) il voto per il rinnovo del parlamentino dei magistrati tradisce una sorta di “disaffezione“per il sistema delle correnti. Nonostante per la prima volta si votasse con modalità telematica, infatti, sono stati solo 6.101 magistrati a scegliere i rappresentanti al Comitato direttivo centrale dell’Anm, pari al 85,92% dell’elettorato attivo. Un migliaio in meno (7100) di quelli che si erano registrati nelle scorse settimane e circa duemila in meno rispetto alle elezioni del 2016.

La prima corrente per numero di voti rimane Area, il cartello delle liste di sinista delle toghe. Dietro, di pochi voti, c’è Magistratura Indipendente, la corrente moderata di destra che ha pagato il prezzo più alto al caso “Palamara” con le dimissioni di tre consiglieri del Csm. Terza, ma più distanziata, Unità per la Costituzione, che era la corrente di Palamara, nelle scorse settimane radiato dalla magistratura. Deludente invece il risultato di Autonomia e Indipendenza, la corrente fondata da Piercamillo Davigo: arriva ultima in classifica nel giorno del settantesimo compleanno del suo fondatore. Da domani Davigo va in pensione: ieri il Csm ha decretato che dovrà lasciare anche l’incarico di consigliere di Palazzo dei Marescialli. A livello di preferenze, invece, il più votato è Luca Poniz, esponente di Area, presidente uscente del sindacato delle toghe. Nel dettaglio Area ha preso 1785 voti e dunque dovrebbe prendere 11 seggi, Magistratura Indipendente 1648 voti (10 seggi), Unità per la Costituzione 1212 (7 seggi), Autonomia e Indipendenza 749 (4) e la nuova formazione “101”, 651 voti (4 seggi). Nel precedente Comitato direttivo centrale Unicost aveva 13 seggi , Area 9, Magistratura Indipendente 8 e Autonomia e Indipendenza 6

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