Da qualche giorno in Liguria un tampone molecolare su dieci risulta positivo, più del doppio della media nazionale. Giovedì sono stati 432 i nuovi positivi al coronavirus, a fronte di 5.149 tamponi effettuati. Il tracciamento sembra essere sfuggito di mano e il presidente Giovanni Toti ha siglato un’intesa con i medici di base per far effettuare anche a loro i tamponi rapidi negli ambulatori, in spazi dedicati o in alcuni casi direttamente a domicilio. È la prima contromisura di fronte all’elevato numeri di contagi riscontrati sul totale dei tamponi effettuati: il timore degli addetti ai lavori è che – senza un cambio di rotta – si vada verso un preoccupante riavvicinamento alla condizione sperimentata a marzo, quando la percentuale di positivi era elevatissima perché si riusciva a tamponare solo i sintomatici. Dopo settimane di primato dei casi confermati – che aveva portato la Svizzera già a inizio mese a sottoporre a quarantena obbligatoria chi arriva dalla Liguria – ora la Regione cerca di migliorare il suo tracciamento coinvolgendo i medici di famiglia.

La nuova stretta su Genova (dopo La Spezia) – Nonostante l’allarme di settembre registrato alla Spezia e la preoccupante vicinanza del ponente ligure con la situazione esplosiva che si verifica in Francia, ora i numeri più preoccupanti arrivano da Genova, dove è stata riattivata l’area Covid dell’ospedale San Martino e sono state aggiunge restrizioni mirate a quelle previste dalla normativa nazionale. Da ieri nel capoluogo ligure è vietata la vendita di alimenti e bevande presso distributori automatici ed esercizi commerciali che vendano bevande alcoliche dalle 21 alle 8, stop alle manifestazioni pubbliche e private e divieto assoluto di sosta di due o più persone (e chiusura dei circoli ludico-ricreativi) nelle zone della città più colpite dal contagio. “Sono giorni cruciali per frenare i contagi – spiega l’epidemiologo del Dipartimento di Igiene del Policlinico San Martino di Genova Giancarlo Icardi, referente ligure dell’Istituto Superiore di Sanità – per questo andrebbe raddoppiato il numero dei circa 4mila tamponi attualmente processati ogni giorno”. Sebbene la proporzione tra casi confermati e ricoveri resti notevolmente più bassa rispetto al picco di marzo, i reparti ospedalieri tornano a riempirsi. Il numero di ricoverati a giovedì è di 316 persone, con terapie intensive che oscillano da inizio settimana intorno alle 30 unità e nella giornata di ieri sono stati riaperti tutti i reparti Covid che erano stati chiusi nel periodo estivo.

Ordine dei Medici: “Forze in campo inadeguate per contact tracing” – La Regione ha siglato proprio giovedì sera l’accordo con medici di medicina generale per effettuare i tamponi in spazi predisposti dalle Asl, negli studi dei medici di base quando adeguati o in alcuni casi direttamente a domicilio. Per i pazienti i test saranno gratuiti. Quanto ai medici, ha aggiunto il presidente dell’Ordine Alessandro Bonsignore, “li faranno su base volontaria con un riconoscimento economico, la fornitura di personale e un supporto per la fase burocratica”. A breve è atteso anche un accordo con i pediatri di famiglia. Il secondo tempo della partita contro il Covid non si gioca infatti solo su una maggiore attenzione della cittadinanza a mantenere distanze e mascherine, ma anche sulla capacità di tracciare i contagi: “Un’attività che si scontra con l’inadeguatezza delle forze messe in campo – diceva Bonsignore alla vigilia dell’accordo – non in termini di capacità e impegno dei colleghi che lavorano ai dipartimenti di igiene e prevenzione, ma del numero degli incaricati a gestire il flusso esorbitante delle segnalazioni”. Il sistema di tracciamento in Liguria si basa sul “Portale ligure socio sanitario” PoLiSS, che raccoglie le segnalazioni di positivi e relativi contatti stretti e mette in comunicazione tra loro medici di famiglia, personale dell’Igiene e laboratori che effettuano i tamponi. A gestire l’inserimento di questi dati è il personale sanitario dell’Igiene, potenziato da medici assunti ad hoc per far fronte all’emergenza.

L’attesa di 10 giorni per un tampone al “contatto stretto” – Fino a due settimane fa l’attesa media tra la segnalazione del caso sospetto da parte del medico curante e il primo contatto dell’Asl per prenotare il tampone era di pochi giorni. I ritardi si sono accumulati da una settimana a questa parte di pari passo con l’aumentare delle segnalazioni. Allo stato attuale il ritardo sul tracciamento dei contatti diretti si è assestato sui dieci giorni: la persona sintomatica che scopre di essere positiva riesce (quando va bene) a comunicare all’Asl i propri contatti stretti nell’arco di una settimana, ma passano altri tre giorni prima che il personale medico riesca a contattare le persone potenzialmente contagiate. Tutto è rimesso quindi al “buon senso” delle persone, che avvisate a livello informale da familiari, colleghi o amici positivi, se possono permetterselo, si auto-isolano volontariamente in attesa della chiamata dell’Asl necessaria a prenotare il tampone. Nella maggior parte dei casi una persona viene contattata per comunicare l’isolamento fiduciario e prenotare il tampone quando i dieci giorni di quarantena previsti dalla profilassi sono già trascorsi, mentre i numeri attivati per l’emergenza coronavirus suonano a vuoto perché gli operatori non sono in grado di gestire ulteriori segnalazioni o solleciti da parte di chi attende il tampone.

Il ‘tracciatore’: “Impossibile star dietro” – “È impossibile stare dietro a tutti i contatti che ci vengono segnalati e dobbiamo anche riordinare indicazioni che ci arrivano disomogenee – spiega a Ilfattoquotidiano.it uno dei medici assunti nell’ultimo mese per potenziare il servizio – Noi dobbiamo chiamare tutti e valutare a chi dare priorità”. Sollecitato dai tecnici della task force sull’emergenza, Giovanni Toti ha annunciato di voler provvedere in tempi brevi a un potenziamento dell’organico del servizio di Prevenzione e Igiene con nuove assunzioni. Come avviene in altre regioni, anche in Liguria l’applicazione per il tracciamento dei casi Immuni non viene utilizzata: “A malapena siamo formati all’uso del portale regionale – ci spiega candidamente l’operatore dell’ufficio Igiene – Per curiosità ho chiesto a colleghi più esperti e mi hanno spiegato che per sbloccare l’app bisognerebbe accedere a una piattaforma dedicata con delle credenziali… che però non ho idea di chi possa avere”.

Fp Cgil: “Arbitraria applicazione delle norme” – Eppure sembrerebbe che il cittadino medio sia convinto che la situazione sia perfettamente sotto controllo, finché la problematica non lo tocca da vicino. Lo confermano le reazioni che vanno dallo stupore all’ira e diventano virali sui social. Quello del consigliere regionale Ferruccio Sansa è solo il più noto: “Vi promettono che tracciano i contatti dei malati: balle. Vi raccontano che useranno Immuni: fantascienza. Vi dicono che vi seguiranno mentre siete malati a casa: aspetta e spera”. Ma se, nel caso dell’ex-candidato giallorosso alle Regionali, l’indignazione segue mesi di critiche alla gestione dell’emergenza, molti degli altri sfoghi arrivano da cittadini che sembravano credere che l’efficienza governi la gestione della pandemia in Liguria. “Se ci si fidasse delle dichiarazioni di intenti e di quanto viene scritto sui protocolli sarebbe tutto perfetto, a livello nazionale e regionale – spiega Fulvia Veirana, Funzione Pubblica Cgil Liguria – Il problema è che siamo in balia della più assoluta arbitrarietà nell’applicazione delle norme. Abbiamo insegnanti che hanno atteso una settimana il tampone e altri quattro giorni l’esito. Questo porta a conseguenze opposte: dirigenti scolastici che chiudono preventivamente le classi interessate e altri che lasciano tutto aperto fino all’esito del tampone, quando ormai è tardi per arginare eventuali contagi”. Anche la mancanza di “corsie prioritarie” per i tamponi di categorie maggiormente esposte alla diffusione del contagio come insegnanti e operatori sanitari è motivo di critiche ricorrenti.

Le code di ore ai ‘camper’ delle Asl – In questa situazione, chi può cerca di ‘risparmiarsi’ l’attesa snervante dei tempi dell’Asl rivolgendosi alle strutture private che fanno tamponi o test sierologici a pagamento. Molti effettuano tamponi senza aspettare i giorni di incubazione a seguito del contatto con il positivo, sentendosi liberi di girare rischiando ulteriori contagi in perfetta “buona fede” (è il caso dei giocatori del Genoa). Per chi volesse sottoporsi gratuitamente al test ci sono i ‘camper’ dell’Asl, di fronte ai quali si formano code di ore. Un altro punto critico è quello che riguarda le precarie condizioni abitative di chi vive in appartamenti di pochi metri quadrati condivisi tra molte persone, soprattutto in centro storico: “In questi mesi non si è fatto nulla per trovare una soluzione alle situazioni di disagio sociale e abitativo che abbiamo segnalato fin da subito – spiegano gli operatori del sociale – Non esistono strutture dove far passare la quarantena in isolamento a chi non ha una casa, i posti letto nei dormitori sono decimati dal distanziamento e non possiamo attendere 14 giorni un tampone prima di poter inserire una persona nelle strutture”.

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