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Cronaca

Ultimo aggiornamento: 11:29 del 15 Ottobre 2020

Vendevano Sassicaia contraffatto a cinesi e russi: “Tanto di vino non capiscono niente”. Ecco come producevano le bottiglie identiche alle originali

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Una contraffazione, organizzata a livello internazionale, del vino toscano ‘Doc Bolgheri Sassicaia’ è stata scoperta dalla guardia di finanza di Firenze. L’inchiesta, coordinata dalla procura del capoluogo toscano, ha portato all’esecuzione di due ordinanze agli arresti domiciliari mentre sono 11 gli indagati a vario titolo per contraffazione internazionale del marchio e dell’indicazione geografica e ricettazione. Il giro d’affari, si spiega dalle fiamme gialle, sarebbe stato stimato in circa 400mila euro al mese. Secondo quanto emerso il vino che veniva imbottigliato come falso Sassicaia era acquistato in Sicilia. Le bottiglie provenivano dalla Turchia mentre etichette, tappi, carta velina e casse erano prodotte in Bulgaria. La guardia di finanza è comunque intervenuta prima che potesse partire la vendita sul mercato parallelo: la produzione si sarebbe attestata su circa 700 casse di vino al mese, per un totale di 4.200 bottiglie, con un introito stimato appunto in circa 400mila euro al mese. La contraffazione sarebbe stata relativa in particolare ad annate tra il 2010 e il 2015.
Agli arresti domiciliari i presunti organizzatori della falsificazione, padre e figlio residenti in provincia di Milano che, sempre in base a quanto accertato, si occupavano dell’imbottigliamento, dell’apposizione delle etichette e della carta velina, oltre all’assemblaggio finale delle casse, in un magazzino del Milanese. I due erano riusciti a riprodurre anche uno speciale ologramma anticontraffazione impresso sulle etichette originali del vino. Perfino la carta velina usata per il confezionamento della bottiglie aveva lo stesso peso, 22 grammi, di quella originale. Attenzione particolare era dedicata anche alla fattura e al colore delle bottiglie, oltre che alla dimensione dei tappi, in tutto e per tutto identici agli originali. Il vino contenuto nelle bottiglie non era però all’altezza dell’originale, come testimoniato in una delle conversazioni intercettate dalla Gdf da uno degli intermediari incaricati delle vendite: “Per carità è anche buono – afferma – però lo devo dare a gente che non ne capisce“.

Perquisiti dalle fiamme gialle anche altri quattro presunti complici, che avrebbero collaborato nell’immissione del vino sul mercato. Diversi clienti, tra cui soprattutto cinesi, coreani e russi, avevano già fatto ordini per in migliaio di casse, pagate il 70% in meno del prezzo di mercato di quelle originali. Le indagini sono partite dopo il ritrovamento, in strada a Empoli, di una delle casse di Sassicaia contraffatto, caduta da un tir, all’interno della quale è stato anche trovato il numero di cellulare di uno dei due arrestati.

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