Al via il processo per gli abusi sessuali tra i chierichetti del Papa. Mentre il Vaticano è scosso dalle indagini sugli scandali finanziari della Segreteria di Stato che hanno portato all’arresto di Cecilia Marogna accusata di peculato, nel tribunale della Santa Sede è iniziato il processo sugli abusi sessuali avvenuti nel pre seminario San Pio X. Imputati due preti: don Gabriele Martinelli, all’epoca dei fatti seminarista, che è accusato di abusi sessuali, e don Enrico Radice, ex rettore del pre seminario, accusato di favoreggiamento. A denunciare per la prima volta l’accaduto, era stato, nel 2017, il giornalista Gianluigi Nuzzi nel suo libro Peccato originale a cui seguì un’inchiesta de Le Iene. Denunce che hanno convinto il Papa. Come ha precisato il Vaticano, infatti, “nonostante i fatti denunciati risalgano ad anni in cui la legge all’epoca in vigore impediva il processo in assenza di querela della persona offesa da presentarsi entro un anno dai fatti contestati, il rinvio è stato possibile in virtù di un apposito provvedimento del Santo Padre del 29 luglio scorso, che ha rimosso la causa di improcedibilità”. La prima udienza ha segnato anche il debutto in aula di Giuseppe Pignatone come presidente del tribunale vaticano.

Don Martinelli, nato nel 1992, è accusato di aver usato violenza e minaccia, abusando della sua autorità e approfittando delle relazioni di fiducia in qualità di frequentatore anziano del pre seminario, tutore e coordinatore delle attività dei seminaristi, costringendo la sua vittima, di un anno più piccola, a subire ripetuti abusi all’interno del Vaticano. Violenze, che sempre secondo l’accusa, sono avvenute dal 2007 al 2012. Don Radice, classe 1949, è accusato, invece, di avere più volte, come rettore del pre seminario, in Italia e anche all’estero, aiutato Martinelli a eludere le investigazioni dopo i reati di violenza carnale e libidine. Nella prima udienza del processo è, infatti, emerso che il 3 ottobre 2013 il sacerdote ha inviato una lettera al vescovo di Como, monsignor Diego Coletti, da cui dipende il pre seminario vaticano, in cui smentiva la denuncia della vittima di Martinelli, definendola “fumus persecutionis”. Ma c’è di più. Sempre secondo i magistrati del Papa, don Radice ha inviato successivamente una falsa lettera a nome del presule, su carta intestata della diocesi di Como, in cui annunciava l’imminente ordinazione sacerdotale di Martinelli. Lettera che è stata disconosciuta da monsignor Coletti. Nel 2018, durante un interrogatorio con i pm vaticani, don Radice ha anche sostenuto “con certezza assoluta” di non essere a conoscenza di atti omosessuali o di libidine nel pre seminario di cui era rettore. In questo modo, secondo i magistrati, ha intralciato le indagini insabbiando le accuse.

Nel 2017, Nuzzi aveva raccontato che quelle da lui raccolte non erano le prime “allarmanti informazioni su quanto accade all’interno di quell’istituto riservato a ragazzini in cerca di vocazione. Già nell’estate del 2013 una dettagliata lettera anonima era stata recapitata a diversi esponenti della Curia, tutti autorevoli. Tra questi spiccavano l’ex Segretario di Stato Angelo Sodano, lo stesso cardinale Angelo Comastri e anche alcuni collaboratori del Segretario di Stato allora in carica Tarcisio Bertone, come l’attuale prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, il porporato francese Dominique Mamberti, che all’epoca era segretario per i rapporti con gli Stati”. E ha aggiunto: “Sodano, dopo aver ricevuto la lettera, chiese e fece chiedere chiarimenti a Comastri e a monsignor Vittorio Lanzani, delegato della Fabbrica di San Pietro. Il rettore del San Pio X, monsignor Enrico Radice, fu chiamato in Segreteria di Stato. Radice smentì ogni fatto indicato nel documento anonimo, sostenendo che i ragazzi erano certo vivaci ma che non era accaduto nessun episodio rilevante. Comastri distrusse il documento anonimo, che tutti alla fine considerarono figlio di quel pettegolezzo e di quelle maldicenze che come un venticello fastidioso circolavano nei corridoi dei sacri palazzi”. Ma i magistrati vaticani non la pensano così.

Twitter: @FrancescoGrana

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