Sta per cominciare nel segno della vecchia politica la seconda consiliatura del governatore Pd della Campania Vincenzo De Luca. A leggere le cronache locali, pare che De Luca sia in procinto di rispolverare la pratica di nominare diversi “trombati” in ruoli di sottogoverno.

E’ sempre accaduto e sempre accadrà e fu così anche cinque anni fa, ma stavolta si ipotizza un balzo notevole della quantità e qualità del fenomeno. Ci sarebbero tre consiglieri Pd uscenti e non rieletti pronti a diventare, subito, consiglieri degli uffici di presidenza. Un modo anche per risarcire un partito che si è vista quasi dimezzata la rappresentanza in aula, a causa della legge elettorale e di una coalizione monstre da quindici liste.

I tre ripescati sarebbero Rosetta D’Amelio, Stefano Graziano, Antonio Marciano. Chi scrive li conosce e sottolinea che non sono in discussione la qualità delle persone e delle loro competenze, più che adeguate agli incarichi che andranno a ricoprire. Ciò che è in discussione è il metodo. La prassi. Il fastidioso odore di antico che emana.

Si proroga l’idea che esista una casta di professionisti della politica, che può e deve vivere nella politica tutta la vita. Anche se, va detto, questo tipo di incarichi di solito è a titolo gratuito. L’ex capogruppo dem Peppe Russo ricorda di aver proposto diverso tempo fa una legge per vietare nomine di candidati non eletti al consiglio regionale.

Nel luglio 2010 in effetti una legge regionale in questa direzione fu approvata: prevedeva un divieto valido per otto mesi dopo le elezioni. “Noto che è stata abolita” commenta sarcasticamente Russo. Probabilmente sì, tra qualche comma o codicillo delle finanziarie di fine anno. O forse De Luca forzerà la norma, chissà. O forse i tre dovranno solo pazientare qualche mese, ma prima o poi verranno recuperati.

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