Quest’anno la presentazione della Nota di aggiornamento al Def, che il governo avrebbe dovuto inviare alle Camere entro il 27 settembre, è un “esercizio complesso”. Più del solito. Perché i contenuti di quella che è la “cornice” macroeconomica in cui si inserisce la legge di Bilancio sono legati a doppio filo con i progetti da finanziare con il Recovery plan. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, facendo il punto della situazione davanti alle commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato, ha spiegato infatti che già nella Nadef – attesa in consiglio dei ministri lunedì prossimo – “si cercherà di dettagliare una prima ipotesi di scansione dei fondi europei negli anni”. La manovra per il 2021, come anticipato nei giorni scorsi, sarà da 40 miliardi di cui 21-22 in deficit. Il resto dovrebbe essere coperto proprio con i fondi Ue.

Non solo: parte dei progetti saranno anticipati “con la legge di Bilancio, molti si potranno iniziare ad attuare anche prima, poi ci sarà una integrazione tra le risorse che abbiamo già stanziato” e quelle europee. Un incrocio complicato, dunque, che deve fare i conti anche con il rischio di ritardi nell’arrivo degli oltre 200 miliardi che spettano all’Italia a causa del rallentamento dei negoziati tra Consiglio e Parlamento. Su questo però Gualtieri ostenta ottimismo: “Si tratta di questioni che erano previste, sono convinto che questo ostacoli verranno superati e ci sarà la finalizzazione di questo progetto. E’ normale che un pacchetto di misure come questo richieda un processo legislativo non di pochi giorni, ma siamo fiduciosi”. Se tutto andrà come da programmi, “a metà ottobre vogliamo presentare lo schema del Recovery Fund e ci confronteremo informalmente con la Commissione Ue in modo da essere pronti il primo giorno utile per la presentazione formale del progetto dopo che il regolamento sarà pubblicato in gazzetta ufficiale dalla Commissione Ue”, quindi “cercheremo di farlo a gennaio e non ad aprile, ma c’è tutto il tempo per un confronto con il Parlamento“. Dal piano di resilienza nazionale si prevede un impatto strutturale sul pil di “0,2-0,5 punti percentuali” e a questo effetto si aggiunge l’effetto delle riforme a supporto del piano, come quella della pubblica amministrazione.

Quanto alla “scelta” dei fondi Ue da utilizzare a partire dal prossimo anno, “sarà necessario definire il giusto equilibrio tra prestiti e sovvenzioni tenendo conto che i grants non hanno impatto su deficit e debito mentre i loans lo hanno: per essi si crea una pari necessità di finanziamento, perché contribuiranno all’aumento del debito pur avendo un impatto positivo sulla finanza pubblica dal punto di vista” degli interessi. Il tema del debito è cruciale perché “quest’anno è al 158% del pil” e la previsione è di “tornare a livelli pre covid alla fine del decennio“. Quanto al Mes, che incide sul debito trattandosi di prestiti, “ad oggi nessun Paese europeo l’ha richiesto. La condizionalità è solo quella che le risorse vadano spese per la sanità. Ha interessi zero, un costo minore rispetto a finanziare questo deficit con i titoli di Stato”.

Difficoltà a parte, il ministro ha confermato il lavoro per la riforma fiscale che “si caratterizzerà principalmente per il taglio del cuneo fiscale sul lavoro, la revisione complessiva della tassazione verso una maggiore equità, la lotta all’evasione e la revisione del sistema degli incentivi ambientali, di quelli per il sostegno delle famiglie e alla genitorialità e per la partecipazione al mercato del lavoro“. Confermato dunque che in legge di Bilancio ci saranno le risorse per prorogare il taglio del cuneo sui redditi fino a 40mila euro in vigore da luglio e per iniziare a introdurre l’assegno universale per i figli. Allo studio anche una decontribuzione triennale sui nuovi contratti (al 100% per i giovani neoassunti, al 50% per gli altri una delle ipotesi) che si sommerebbe al taglio del 30% dei contributi per tutti i dipendenti al Sud, che parte oggi. Gualtieri l’ha definita “una misura storica che servirà da volano per nuovi investimenti e più occupazione. La ripartenza del Sud è più che mai decisiva per tutta l’Italia”.

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