Continua la caccia ai fondi della Lega. La Guardia di Finanza di Genova ha perquisito gli uffici del comune di Bondeno, in provincia di Ferrara. La perquisizione è statao ordinata nell’ambito del filone di indagine che riguarda il presunto riciclaggio dei 49 milioni di euro ottenuti dal Carroccio come rimborsi elettorali grazie a bilanci truccati all’epoca della gestione del leader Umberto Bossi e dell’ex tesoriere Francesco Belsito.

I militari hanno preso materiale documentale e informatico su versamenti di somme transitate su conti che potrebbero essere in orbita leghista. Il Comune è da tempo amministrato da esponenti della Lega. Secondo l’ipotesi accusatoria nelle casse del comune sono arrivati circa 900 mila euro. La cifra, secondo gli investigatori, è stata movimentata attraverso un conto aperto da Francesco Belsito presso la banca Alletti quando era tesoriere del partito. La somma era stata in un primo momento trasferita alla Lega regionale dell’Emilia Romagna che a sua volta l’avrebbe rimessa come donazione al Comune di Bondeno.

La cittadina è un vero e proprio feudo della Lega. Qui il centrodestra governa ininterrottamente da quasi 20 anni e alle Europee di un anno fa la Lega ha sfiorato il 50%. Il neosindaco Simone Saletti, eletto alle comunali dello scorso week-end, è in continuità con i suoi due predecessori: Fabio Bergamini (entrato in consiglio regionale, del quale era vice) e prima per dieci anni Alan Fabbri, attuale primo cittadino di Ferrara, strappata a giugno 2019 al centrosinistra che la guidava dal 1945.

“La Guardia di Finanza ha acquisito dei documenti dal Comune di Bondeno per fare verifiche sui soldi che, nel 2012, dopo il sisma, la Lega ha donato per costruire una scuola antisismica e acquistare dei mezzi per la Protezione civile e i Vigili del Fuoco. Il partito donò un milione di euro al Comune di Bondeno. Se è sbagliato donare soldi per una scuola e per i Vigili del Fuoco e la Protezione civile, mi rimetto al giudizio delle persone”, ha detto Fabbri.

Sempre nello stesso filone di indagine a i militari, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Pinto e dal sostituto Paola Calleri, avevano compiuto un’altra perquisizione nell’agosto scorso: quella della sede milanese della Boniardi Grafiche srl, di cui è socio Fabio Massimo Boniardi, eletto nel 2018 dal Carroccio alla Camera. Prosegue quindi senza sosta l’inchiesta sui fondi del Carroccio aperta ormai due anni e mezzo fa con l’ipotesi che i 49 milioni di rimborsi elettorali ottenuti dal partito tra il 2008 e il 2010, falsificando rendiconti e bilanci (come confermato dalla Cassazione, che però ha dichiarato prescritti i reati per Umberto Bossi e per il tesoriere Belsito), in realtà siano stati occultati per evitarne la confisca. I magistrati sono a caccia dei mille rivoli in cui, a loro parere, sarebbero finiti i soldi.

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